1884 - 1984
A CENTO ANNI DOPO DALLA NASCITA DI UNA FERROVIA
Storia - Imprese - Tecnica - Personaggi – Cronaca
di Bruno Porta

Prefazione
Il Colonnello Bruno Porta ricorda nel 1984
Il contesto storico
Il progetto
L'inaugurazione
L'esercizio
Il declino
Una inutile rinascita
Epilogo di un fotografo amatoriale (Pietro Magni)
Articoli del quotidiano "Il Nuovo Lario"

 

Prefazione

Riportando quasi integralmente in questa pagina la bellissima monografia di Bruno Porta che ho trovato alla biblioteca comunale di Como, spero vivamente di non aver violato nessun diritto d' autore. Il mio intento era quello di far conoscere la storia di questa purtroppo dimenticata ferrovia, testimone di un'epoca ormai passata di questi luoghi, un tempo teatro di elegante turismo ora invece, seppur sempre paesaggisticamente meravigliosi, schiacciati dal soffocante traffico automobilistico e dalla cieca e inarrestabile edilizia. Nel malaugurato caso prego gli autori o chi per esso di avvisarmi prontamente.

Il Colonnello Bruno Porta ricorda nel 1984:

Sono ricordi lontani nel tempo che affiorano nella memoria nel vedere una vecchia fotografia. Il viaggio da Como a Menaggio con il piroscafo, "ul batell", e da Menaggio a Tavordo in ferrovia, c'ul trenu, e ritorno. Accompagnavo la mia balia Maria Giudicatti di Lovero Valtellina in visita a suoi parenti a Tavordo. Lino Maggi, classe 1909, un suo nipote, nel giocare nella campagna di Tavordo nei pressi di Porlezza, rinveniva un ordigno esplosivo abbandonato dai militari di guarnigione a Porlezza, nell'osservarlo per sapere cosa era, l'ordigno esplodeva causandogli la perdita di due dita della mano sinistra e ferite profonde da schegge sul fianco sinistro sotto l'arco costale.Veniva d'urgenza ricoverato all'Ospedale S. Anna di Como per le cure chirurgiche necessarie a salvagli la mano e per l'estrazione delle schegge. Lo conobbi in una corsia dell'ospedale, accompagnavo la mia balia, era la prima volta che entravo nel vecchio nosocomio, correva la primavera del 1917. Dimesso, rientrava mutilato nella sua casa a Tavordo.

L'anno successivo 1918, la sua zia Maria Giudicatti decideva di andarlo a trovare. Con il permesso di mia madre seguivo la "Maria". Per me si presentava il viaggio come una grande festa partire da Como per la valle di Menaggio. Il piroscafo che mi trasportava sul lago a Menaggio, di buon mattino con partenza alle ore 06,20, credo fosse il Plinio. Sbarcato raggiungevo la stazione ferroviaria sita a lato meridionale dell'Albergo Menaggio, quest'ultimo tra la via Regina e il lago eretto sul terreno degli Eredi di Catterina Pini.

Stazione Menaggio_th.jpg (8410 byte)

La ferrovia Menaggio - Porlezza partiva da Menaggio sulla via Regina e di fronte all'Albergo Menaggio. Per superare la differenza di quota fra Menaggio e Cardano la linea ferrata si dirigeva per circa 900 metri verso sud, in direzione di Griante, con una pendenza del 5%. Il tracciato si sviluppava sul fianco del monte Crocetta, fino ad affacciarsi alla valletta del torrente Valstera in località Pastura per poi ritornare, quindi proseguiva nella direzione opposta, verso nord.

In un piazzale di manovra di circa 140 metri di lunghezza la locomotiva che trainava tre vagoni veniva staccata dalle vetture mentre le stesse erano ferme e frenate, raggiungeva una piattaforma girevole in modo da invertire la direzione di marcia, nel termine tecnico chiamato "regresso", ritornava su un altro binario ad agganciare la coda del convoglio e riprendeva a partire in direzione contraria. Questa caratteristica manovra era fatta con sbandieramento di drappi rossi seguiti da fischi lunghi e brevi.

Con alcune opere d'arte e con curve a raggio non inferiore a 50 metri la ferrovia saliva con un tracciato a S oltrepassava la strada provinciale Menaggio - Porlezza fra le località Ponzano e Carlazzo, quindi si inoltrava nella valle del Senagra con una ampia curva lasciando a sinistra la quota 423 s/m. nel cui versante opposto sorge l'abitato di Croce. Superata la galleria, di modesta lunghezza, circa 90 metri, situata nella frazione di Croce a circa 800 metri, dopo la galleria, vi è la stazione di Grandola ed Uniti a 5 Km da Menaggio con impianto d'incrocio e un binario tronco.

Il fabbricato viaggiatori sorgeva sulla destra della strada ferrata con alle spalle l'abitato di Cardano, fra la strada comunale detta dei Remagi e la strada comunale per Menaggio. Da Grandola, in località Forinigliera la ferrovia iniziava a scendere in mezzo ad un verde smeraldo della campagna, abbandonando il Senagra. Il tracciato della ferrovia proseguiva parallelo sulla sinistra della rotabile per la diligenza con curve a raggio superiore a 80 metri. A circa 1800 metri da Grandola stazione di Bene Lario e Grona la linea a questo punto scende verso il lago di Piano finché al Km 9 da Menaggio, vi è la stazione di Piano di Porlezza (quota 298 s/m - comune autonomo fino al 1928) sulla destra in direzione di Porlezza.

Al viaggiatore si presentavano, in mezzo a canneti, le acque del lago solitario di Piano (a quota 278 s/m) lungo metri 1300 circa e largo metri 900 circa. Detto lago riceve le acque del torrente Civagno, provenienti dai displuvi dei versanti nord del Monte di Tremezzo e dei Monte Galbiga, per finire, emissarie con un canale detto Agatone nel Ceresio a sud di Porlezza.

Continuando il viaggio si arriva alla stazione di S. Pietro Sovero (quota 292 s/m) sulla destra, serviva il paese di Carlazzo e I paesi della Val Cavargna. Superato il torrente Cuccio, a 800 metri, sulla sinistra, la stazione di Tavordo (quota 283 s/m, comune autonomo fino al 1928); un piccolo fabbricato accoglieva i viaggiatori locali e inoltre i provenienti da Vesetto e Corrido e gli abitanti della Val Rezzo. La ferrovia proseguiva e superava, a circa 700 metri da Tavordo, il torrente Rezzo, poi una grande curva sulla sinistra, per lasciare l'abitato di Porlezza sulla destra (quota 274 s/m.), giungeva al lago Ceresio. La stazione era sulla sinistra della strada ferrata, guardando il lago.

Contesto storico

Lo sviluppo in Inghilterra della rete ferroviaria a iniziare dal 1840 invogliavano gli altri stati europei e gli Stati Uniti d'America a programmare nuovi collegamenti fra varie località del proprio paese con il nuovo mezzo di trasporto. Occorre tenere presente il salto di qualità subito con l'introduzione della macchina a vapore mobile su rotaie come mezzo di locomozione rispetto al traino effettuato a mezzo del cavallo o del bue, i quali per secoli avevano determinato i trasporti su terra. In Italia, specie in Lombardia con i capitali messi a disposizione dalle banche i cui dirigenti vedevano nel nuovo mezzo di trasporto un radioso avvenire, avevano dato la possibilità di programmare, da parte di società private, numerosi progetti di sviluppo di strade ferrate.

Sia con l'Amministrazione austriaca, sia con l'amministrazione dei regno, il territorio della provincia di Como veniva interessato in un vasto programma di studi e di lavori di nuove vie ferrate fra gli anni che corrano dal 1848 al 1900. Non sono immuni gli uomini del Canton Ticino sull'uso della ferrovia nei trasporti di persone e merce i quali studiano progetti pratici da applicare nella loro terra. Nasce così nel 1872 il progetto di collegare con una ferrovia Lugano con Menaggio e Lugano con Luino unendo in tal modo fra loro i tre laghi: Lario, Ceresio, Verbano e verso il nord dell'Europa con la ferrovia del Gottardo. Angelo Scalabrini, direttore del giornale "La Provincia di Como" scriveva sulla ferrovia, nell'edizione di martedì 16 gennaio 1883 :il progresso non s'arrende sulle vie del miglioramento civile ed economico dei paese".

Risultava, sempre nel gennaio 1883 che alcuni amministratori dei comuni interessati al passaggio della ferrovia nel proprio territorio contrariavano la realizzazione, mentre altri non si curavano all'esame del progetto riferito al tratto di loro competenza, al contrario di tali giudizi si esprimeva il giornale "L'Araldo" di Como, proprietari I fratelli Solone (1851 - 1906) e Francesco (1854 - 1908) Ambrosoli, del 31 gennaio 1884 con una corrispondenza proveniente da Menaggio nella quale si leggeva "i lavori procedono e sono visitati con molto piacere da quanti intendono l'importanza di una linea ferroviaria che va a congiungere due laghi e formare a Menaggio e a Porlezza, Capo Mandamenti, una nuova proficua vitalità commerciale e industriale".

In aiuto all'ing. Clemente Maraini per il sollecito disbrigo delle pratiche burocratiche in corso negli uffici ministeriali a Roma, interveniva il Deputato del 2o Collegio di Como avv. Achille Polti (1825 - 1899), sostenitore dei progetto per la costruzione della ferrovia, la quale, secondo il parlamentare colichese, avrebbe portato un beneficio economico alla popolazione della valle Menaggina. L'ing. Clemente Maraini (1838 - 1905) in gioventù’ svolgeva in un periodo del risorgimento italiano, l'attivati’ di segretario di gabinetto nel provvisorio Governo Civile di Napoli nell' autunno 1860 con Giuseppe Garibaldi (1807 - 1882). Lavorava al Canale di Suez, e dava la sua competenza di ingegnere in lavori eseguiti in Costantinopoli.

Inizialmente la ferrovia era di proprietà della Società di Navigazione e Ferrovie pel lago di Lugano, tale società anonima, aveva sede in Lugano. in detta cita’ veniva sentita, fra un gruppo di persone, la necessita’ di collegare con una ferrovia Lugano con Menaggio in sostituzione di vetture celeri a cavallo che da Porlezza a Menaggio trasportavano i passeggeri provenienti da Lugano con il piroscafo e proseguivano verso il lago di Como. Nasceva cosi’ un comitato composto dai sig.ri Antonio dott. Battaglini di Carlo (1845 - 1919), Antonio dott. Gabrini, Carlo ing. Fraschina (1825 - 1893) Antonio avv. Bossi (1829 - 1893), Giovanni ing. Ferri, Giacomo Enderil, Bernardino avv. Jauch, Francesco Veladini ( 1841 - 1924) Emilio avv. Rusconi, promotori dei progetto. Il 23 novembre 1872 il suddetto comitato inviava al Municipio di Lugano una memoria in cui caldeggiava la costruzione di una ferrovia economica che da Menaggio giungesse a Lugano, All'epoca sindaco di Lugano fino al 1876 Carlo Frasca, con disposizione emanata il 23 agosto 1873 dal Ministero dei Lavori Pubblici Italiano, Silvio Spaventa (1822 - 1893) autorizzava l'avv. Carlo Battaglini Presidente dei Comitato promotore della ferrovia economica Lugano - Menaggio a fare eseguire sul terreno gli studi preliminari per la strada ferrata in cui la medesima sarebbe passata sui territorio italiano.

Le difficoltà del finanziamento, dato l'elevato costo di realizzazione nel tratto dal confine italiano a Porlezza per l'ingenti opere in galleria, inducevano i promotori a limitare la costruzione solo fra Porlezza e Menaggio, inoltre la realizzazione della via ferrata nel percorso Luino - Porlezza avrebbe causato una sleale concorrenza alla Navigazione sui lago, gai’ esistente, sul collegamento della stessa località. Dal 1878 al 1888 reggeva per 10 anni l’amministrazione della cita’ di Lugano il sindaco Carlo avv. Battaglini ( 1812 - 1888) padre di Antonio Battaglini, quest'ultimo pure promotore nel 1885 di una ritrova attività di interesse per Lugano, la funicolare del S. Salvatore.

Nell'anno 1881 con regio Decreto n. CX in data 24 marzo, firmato in Roma da Umberto I (1844 - 1900) e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno il 23 Aprile 1881 al n. 95, il Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, Ministro Luigi Miceli (1824 - 1906) autorizzava la banca della Svizzera Italiana, sede in Lugano, costituita con atto pubblico in data 22 aprile 1873 ad operare in Italia. L'atto di costituzione della Banca veniva redatto dal notaio del Cantori Ticino – Federazione svizzera, avv. Gerolamo Vegezzi (1833 - 1899) di Locarno residente a Lugano. Veniva inoltre autorizzata ad estendere al Regno d'Italia le operazioni di credito per la durata di anni venti a decorrere dal 24 marzo 1881. La Banca eleggeva il domicilio in Domodossola e destinava per le operazioni in Italia la somma di lire 50.000.

Valendosi del predetto decreto e dell'autorizzazione dei 23 agosto 1873 dava corso alla costituzione di una nuova Società Anonima che veniva denominata di navigazione e ferrovie pel lago di Lugano con il programma della costruzione di una ferrovia economica, a scartamento ridotto, rispetto al normale Considerato m. 1. 43,5 da Porlezza a Menaggio e da Ponte Tresa a Luino. Seguivano decreti prefettizi del Prefetto di Como e venivano poi Regi Decreti pubblicati dalla gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia dei Genio Civile di Como, con a capo l'ing. Antonio Rossi.

Con decreto prefettizio emanato dal Prefetto di Como datato 12 febbraio 1882 n. 670 serie 3, veniva concesso alla predetta nuova Società la costruzione della ferrovia Menaggio - Porlezza e Ponte Tresa - Luino e contemporaneamente l'applicazione, a favore della Società della legge sulla “Espropriazione per causa di utilità pubblica” emessa da Vittorio Emanuele II (1820 -1878) a Firenze il 25 giugno 1865 al n. 2359 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno.

Successivamente veniva approvata una nuova convenzione per la cessione di una ferrovia Menaggio - Porlezza con Regio Decreto n. 1195 del 7 gennaio 1883 pubblicato stilla Gazzetta Ufficiale del Regno il 12 febbraio 1883 al no 35, stipulata il 17 dicembre 1882 fra l'Amministrazione dello Stato Italiano e la Banca per la Svizzera Italiana rappresentata in Italia dall'ing. Emilio Olivieri di Milano. Detto ingegnere aveva ottenuto una procura in data 6 dicembre 1882 rogata dal pubblico notaio, avv. Gerolamo Vegezzi, poi sindaco di Lugano dal 1888 al 1892. contrario la cauzione non sarebbe stata restituita.

L'esercizio del nuovo mezzo di trasporto, classificato di 5a categoria, veniva concesso per la durata di 90 anni con scadenza il 6 gennaio 1973. Seguivano nella convenzione norme tecniche da osservare nella costruzione della strada ferrata, la sicurezza dei viaggiatori, il servizio biglietti e il trasporto delle merci, l'uso del telegrafo elettrico e sul servizio postale, il passaggio gratuito dei parlamentari italiani, dei funzionari Ispettori e Commissari appartenenti al ministero dei lavori pubblici, gli orari da approvare sul percorso, il traffico in ore notturne, e la tassa speciale di una lira da pagare per singolo atto intestato all'espropriato del bene. Il 24 settembre 1883 in luogo della banca per la svizzera Italiana subentrava con un atto ufficiale la società di navigazione e ferrovie pel lago di Lugano con un capitale emesso di 1 milione di franchi diviso in duemila azioni di 500 franchi ciascuna.

Per i primi tre anni di attivati’ della nuova società venivano eletti i consiglieri: Clemente ing. Maraini, Emilio dott. Censi (1837 -1910), uno dei fondatori della Banca Svizzera Italiana, Annibale Bollati, Achille Greco. Filippo cav. Cavallini, Onorato Luraghi, Pasquale ing. Lucchini (1798 -1892), Giacomo Blankard. Ogni consigliere entrando in carica doveva depositare nella Cassa della Società n. 10 azioni dei valore complessivo di 5 mila franchi vincolate per tutto il tempo in cui sarebbe stato in carica. L'atto della costituzione datato 24 settembre 1883 veniva redatto dal notaio Gerolamo Vegezzi .

Il Consiglio di Amministrazione della Società si riuniva il 26 settembre 1883 e deliberava quelli atti occorrenti per produrre il riconoscimento diretto in Italia della nuova Società. Deliberava inoltre di eleggere domicilio in Como presso la Direzione della Società Riunite per la navigazione sul lago di Como e quale rappresentante in Italia l'ing. Emilio Olivieri. Lo stesso notaio Gerolamo Vegezzi legalizzava il verbale del Consiglio in data 5 ottobre 1883, il Consolato Italiano di Lugano a sua volta legalizzava la firma del notaio Vegezzi, infine il Ministero degli Esteri a Roma il 30 ottobre 1883 vistava e legalizzava il tutto. Con altro Regio Decreto a firma di Umberto I n. 1952 del 3 febbraio 1884 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno il 5 marzo 1884, veniva approvata la convenzione addizionale per la costruzione e l'esercizio della linea ferroviaria, stipulata il 29 gennaio 1884 dai Ministri: Agostino Magliani (1824 - 1891) delle Finanze e l'ing. Alfredo Baccarini (1826- 1890) dei Lavori Pubblici per l'amministrazione dello Stato Italiano con la Banca della svizzera Italiana, rappresentata dal suo direttore Giacomo Blankard di Lucerna residente a Lugano.

Il progetto

Il progetto di massima per la realizzazione delle strade ferrate veniva redatto dall'ing. Emilio Olivieri in data 13 luglio 1883 e approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori pubblici con voto del 9 novembre 1883. La direzione dei Lavori veniva affidata allo stesso ing. Emilio Olivieri e all'aggiunto ing. Francesco Pianca, collaboratori gli ing.ri Nazzareno Ricci e Pietro Giudici.

Profilo altimetrico e longitudinale Stazione di Menaggio Stazione di Porlezza

Nel 1884 era prefetto di Como, facente funzione, Carlo Guala. Sindaci dei comuni interessati al passaggio della ferrovia nel loro territorio: Menaggio, Carlo Camozzi; Croce, Rocco Maranesi; Grandola dott. Carlo Antonio Corti; Grona, Francesco Invernizzi; Bene Lario, Francesco Guaita; Piano di Porlezza, Giorgio Locatelli; Carlazzo, Giovan Battista Spiatta; Tavordo, Carlo Vanetti; Porlezza rag. Luigi Campioni. La procedura per la liquidazione dei beni espropriati, controllata dalla Prefettura di Como con l'espropriatore ing. Giuseppe Rescalli coadiuvato digli ing.ri Candido De Giorgi e Pietro Giudici aveva sviluppo rapidamente e si concludeva alcuni anni dopo l'inizio dell'esercizio della ferrovia.

L'elenco dei nomi dei proprietari con l'indicazione dei beni espropriati; prato, coltivo, coltivo vitato, palude da strame, bosco ceduo, stalla con fienile, prato a muretti, giardino ecc. con relativa indennità spettante appariva in stampa in più riprese , fra gli anni 1884 - 1885 sul "Foglio degli annunci legali" della Prefettura di Como. Infatti per la realizzazione della linea furono espropriate:

  Comune Ditte espropriate Indennità di esproprio
1 Menaggio 13 Lire 77.679,25
2 Croce 14   924,99
3 Grandola 28   20.947,07
4 Grona 26   5.854,22
5 Bene Lario 21   3.314,36
6 Piano di Porlezza 38   13.367,58
7 Carlazzo 56   11.567,30
8 Tavordo 40   7.704,45
9 Porlezza 19   4.558,23
    in totale 255 proprietari   con una indennità di Lire 145.917,45 cent

La galleria ferroviaria passava nel sottosuolo di Giovanni Rumi fu Giuseppe nel Comune di Croce. Il limite minimo pagato nell'esproprio ammontava a lire 1,65 corrisposto a Giuseppe Piazzarossa nel Comune di Bene Lario il valore massimo pagato veniva corrisposto in lire 32,605, 10 cent. a Emilio Castelli Pozzesi fu Francesco di Menaggio. Seguivano modesti espropri e rettifiche di nominativi dei proprietari dei beni, erroneamente riportati nei primi elenchi. Gai’ dal 4 agosto 1883 il Sindaco di Menaggio esponeva all'albo comunale un avviso nel quale rendeva noto alla popolazione l'elenco nominativo dei proprietari dei terreni interessati all'esproprio per la costruenda ferrovia.

Il 4 ottobre 1885 il Comune di Grona deliberava la costruzione della strada di accesso alla stazione ferroviaria classificandola “strada obbligatoria” e il successivo progetto della nuova opera, compilato in data 18 agosto 1885 da Giacomo ing. Mantegazza (1839 -1928) di Menaggio, veniva esposto all'albo comunale. La Direzione della Società in data 28 maggio 1883 apriva un bando di concorso per l'esecuzione di tutte le opere di sottostruttorazione e forniva ghiaia della linea Menaggio - Porlezza. I concorrenti dovevano presentare le loro offerte fra il 5 e il 20 giugno 1883 alla Direzione che aveva provvisoriamente recapito presso la Banca della Svizzera Italiana situata nel Palazzo dei Marchesi Riva alla Bondoria in Lugano.

I lavori venivano suddivisi in due lotti, il primo fra il progressivo km. 0,000 al km, 4,100, il secondo dal km. 4,100 al km. 12,408.

Presenta spesa:

1° Lotto

2.° Lotto

1 Movimento terre 73.677 31.989
2 Muri di sostegno 26.167 17.023
3 Galleria 312.897
4 Opera d'arte 61.174 28.090
5 Ghiaia per l'armamento 11.250 22.480
totale 204.165 100.582

Gli stessi venivano affidati il 23 giugno 1883 alla ditta Conti e Massari migliore offerente al ribasso fra sei ditte concorrenti. I lavori dovevano essere portati a termine entro 1 aprile 1884. Durante l'esecuzione delle opere di sottostruttorazione che lo sciopero avrebbe causato, interveniva il 19 marzo 1884 e riusciva a far recedere l'agitazione. La "Gazzetta Ticinese" di Lugano il 26 marzo pubblicava la notizia dell'arrivo in città della prima locomotiva, la n. 1 denominata "Stefano Franscini", veniva esposta ai cittadini nei pressi della riva del lago, quindi veniva trasportata a Porlezza.

I lavori risultavano quasi ultimati al 20 maggio, la Direzione dei lavori prevedeva l'inizio dell'esercizio della ferrovia per il 1 luglio, ma veniva rinviato a data da destinarsi per ragione del ritardo sulle consegue delle ultime due locomotive, le quali venivano trasportato a Porlezza solo a meta’à del mese di agosto. Altra causa del ritardo, la chiusura totale, a tempo indeterminato, dei passi di frontiera fra il territorio italiano e quello svizzero, disposto da Roma dal Ministero dell'Interno, Ministro Agostino De Pretis (1812 - 1887), sul finire del mese di giugno ed ai primi giorni del mese di luglio, per evitare la diffusione del colera, cioè il batterio detto comunemente "vibrione", malattia epidemica che aveva già colpito e causato vittime nel territorio comasco. Il servizio di navigazione fra Lugano e Porlezza veniva sospeso. Ad iniziare dal 24 agosto venivano effettuate varie prove di funzionalità della linea con la presenza dell'ing. Arturo Rossi, regio Sottocommissario di sorveglianza agli impianti in costruzione, quale rappresentante dell'Ufficio Speciale Ferrovie dei Ministero dei Lavori Pubblici, con l'ausilio di ingegneri di Locomozione e al Traffico con i loro ingegneri i allievi dello stesso ministero.

L'inaugurazione

Mercoledì 8 ottobre 1884 veniva inaugurata la ferrovia. La Direzione della Soc. Nav. e Ferr. pel lago di Lugano, non diramava inviti ufficiali. I principali azionisti con i componenti delle loro famiglie, il Direttore della Banca della Svizzera Italiana Giacomo Blankard, il Direttore della Soc. Riunite di Nav. a vapore dei lago di Como Piero Sartorio, il dott. Emilio Censi, l'ing. Emilio Olivieri e i suoi collaboratori, il direttore della "Gazzetta Ticinese" Francesco Valadini, il cronista del giornale "L'araldo" di Como, accompagnati dall'infaticabile animatore della ferrovia, ing. Clemente Maraini, partivano da Lugano alle ore 10,30 in piroscafo, sbarcavano in Porlezza, visitavano la stazione poi salivano su un treno appositamente predisposto con tre fiammanti carrozze e partivano da Menaggio. Dopo 35 minuti di viaggio, senza soste, giungevano a destinazione. Il gruppo di circa 50 persone si avviava all'Hotel Menaggio, diretto da Eugenio Brunelli, per una colazione. Alle ore 15 il treno ripartiva e riportava la comitiva a Porlezza la quale proseguiva alla volta di Lugano con il piroscafo. Il costo di costruzione, a quel tempo, compreso l'armamento della ferrovia segnava Fr.1.108.901,71 cent. equivalenti in lire a 1.200.000; circa 100 mila lire al Km.

Al servizio di linea Porlezza - Menaggio a Ponte Tresa - Luino venivano destinate sei locomotive a vapore appellate rispettivamente con quattro nomi di personaggi ticinesi e due nomi di personaggi comaschi: n. 1 Stefano Franscini (1796 - 1857) uomo di stato e scrittore, n. 2 Giovanni Battista Pioda (1786 - 1845) uomo politico e colonnello, n. 4 Giocondo Albertolli (1742 - 1839) architetto, n. 3 Vincenzo Vela (1820 - 1891) scultore, n. 5 Bernardino Luini (1480/90 - 1532 c.a.) pittore, n. 6 Alessandro Volta (1745 - 1827) sommo fisico. La costruzione avveniva a Esslingen, località alla periferia a sud - est di Stoccarda (Germania) nella Maschinenfabrik di Emil Kessler, giunte a Lugano venivano trasportate con una gabbana, barca a fondo piatto, a cura della Navigazione, a Porlezza.

Quattro locomotive erano a vapore saturo con due cilindri gemelli a semplice espansione, meccanismo motore e distribuzione esterna su tre assi a sistema George Stephenson (1781 - 1848), un carrello a due assi a quattro ruote, di diametro inferiore alle ruote motrici, sotto alla cabina di guida, tipo rodaggio C'2' - 0.3.2., velocità massima (45 km/h). Aveva un'altezza di circa m. 3,50 alla cima del tubo di fumo, la lunghezza, compreso la cabina di guida e la carboniera interna, misurava m. 7,50 circa, fra l'estremità dei respingenti, la larghezza circa 1,85. Peso 13 tonnellate. All'esterno della caldaia, lungo i due lati orizzontali della stessa, parzialmente sopra le ruote, dalla cabina di guida fino ad un metro dal tubo di fumo, un cassone a forma rettangolare serviva a contenere l'acqua necessaria alla locomotiva. Sulla faccia esterna d'entrambi i cassoni, al centro, una targa in ottone con le lettere in rilievo, riportava il nome del personaggio a cui era stata dedicata la locomotiva, sotto altra targa, più piccola il nome della fabbrica costruttrice e l'anno di costruzione.

La locomotiva n° 2026 costruita dalla ditta Maschinenfabrick di Esslingen per la ferrovia Menaggio-Porlezza La locomotiva « Giocondo Albertolli »

I respingenti misuravano dal centro del loro asse di estensione maggiore m. 1,06 di altezza. Le misure di altezza sono sempre calcolate dalla superficie di rotolamento delle rotaie. Erano costituiti da un solo elemento collocato sull'asse maggiore del mezzo di trasporto in modo che lo stesso veniva agevolato nel superare le curve di minor raggio. Sul traversone anteriore due fanali, uno per lato, funzionante con lume a petrolio, racchiuso in un contenitore cilindrico in ottone con specchio diffusore a tazza, munito di vetro di protezione e di un elsa, venivano accesi nelle ore buie della giornata, indicavano la presenza del treno in movimento. Un supporto porta lampada al centro in alto collocato all'inizio del tubo di fumo. Le ruote avevano un diametro "piccolo" m.0,90, praticamente studiate per elevati sforzi di trazione in salita e a bassa velocità in pianura.

Altre due locomotive con tipo di rodaggio C - 0.3.0., senza carrello, di lunghezza inferiore al tipo precedentemente descritto venivano usate. Le locomotive erano costruite secondo le norme stabilite del Decreto Reale n. 1687 in data 31 ottobre 1873 a firma Vittorio Emanuele II. Avevano un libretto delle visite e prove sulla efficienza e sicurezza del mezzo sul quale veniva riportato tutte le annotazioni sulle operazioni relative alle verifiche e ai lavori eseguiti. Figuravano i nomi dei macchinisti e dei scaldatori (fuochisti), i quali, a loro volta erano muniti di certificati di idoneità alla condotta di macchine a vapore mobili e di caldaie a vapore, rilasciati, previo esame, alla presenza del Commissario di governo di sorveglianza delle linee ferroviarie e dall'ingegnere di locomozione dipendenti dal ministero dei Lavori Pubblici, Ufficio Speciale. Inoltre avevano in dotazione una pala di carbone, un raschiatoio per scorie, un gancio da fuoco, una stagnina per oliare, un martello, una chiave per dadi, una lima, un secchio per acqua, due bandiere i cui drappi, uno di colore rosso e l'altro di colore verde, da usare secondo regolamento sulle manovre e sul servizio trazione.

Le carrozze, le prime costruite, i bagagliai, uscivano dalle officine di S. Elena in Venezia della Società Veneta per imprese e Costruzioni Pubbliche. Misuravano in lunghezza circa m. 9,50. Alle due estremità, un terrazzino, nell'interno lo spazio era suddiviso in due scomparti di 8 posti a sedere ciascuno, Avevano due carrelli a quattro ruote, costruito in modo da permettere all'asse delle ruote di assumere delle direzioni oblique rispetto all'asse longitudinale delle carrozze, ciò per permettere la stabilità del carrello sulle rotaie nelle curve strette. Un solo respingente centrale alle due testate. Sistema di frenatura ad aria compressa modello George Westinghouse e con leva a mano collocata all'estremità di ogni carrozza. Ad un gancio veniva fissata una lampada a petrolio a luce bianca, al cui vetro fisso poteva applicarsi davanti vetri rossi o verdi a secondo del regolamento sul servizio trazione. Questo avveniva nelle ore buie della giornata sull'ultimo vagone dei convoglio, di giorno le lampade a petrolio erano sostituite da bandiere con drappi di colore verde o rosso, la cui asta veniva infilata in apposito sostegno ad occhiello. Furono inoltre fornite anche carrozze e carri dalla Società SIG di Neuhausen Svizzera.

Carrozza di I classe costruita dalle officine di S. Elena in Venezia per la ferrovia Menaggio-Porlezza Tipica vettura usata sulla ferrovia dei 3 laghi (A36) Tipicc carro aperto usato sulla ferrovia dei 3 laghi (C7)

Il colore delle carrozze all'esterno si presentava verde oliva scuro, ai lati di ogni fiancata, al centro, la sigla S.N.F. Nel corso del tempo le carrozze furono suddivise: 1a classe (serie A4), 2a classe (B4) e miste (serie AB4); inoltre esisteva anche un'elegante carrozza salone riservata alle autorità che raramente veniva tirata fuori dalla rimessa di Porlezza ed era appellata "DE PRETIS" dedicata al ministro che inaugurò la ferrovia.

Il parco merci comprendeva in tutto 23 carri 10 aperti a carrelli, 9 a due assi per usi diversi e 4 servizi anch'essi assi. Inizialmente ai carri si dette poca importanza, perciò si fecero costruire pochi carri scoperti a due assi con sponde ribaltabili della portata di 5 tonnellate; appena però cominciò il servizio sulla linea di Menaggio si riconobbe che questi carri, oltre a essere pochi, erano troppo piccoli, specialmente dovendosi trasportare merci voluminose come legname, bottiglie vuote, botti ecc. Si decise allora di far costruire subito altri carri scoperti con sponde più alte, a carrelli, della portata di 10 tonnellate, corrispondente a quella di un normale carro a due assi allora in uso nelle ferrovie ordinarie. I carri a due assi, costruiti probabilmente nelle officine di Sant'Elena, avevano una massa a vuoto di 3,5 tonnellate; quelli a carrelli, con una massa a vuoto di 4,5 tonnellate, vennero costruiti dalla SIG tra il 1884 e il 1886.

Per percorrere la distanza di km. 5 e superare un dislivello di m. 170 fra la stazione di Menaggio e quella di Cardano (Grandola), compresa la sosta per la manovra di regresso, impiegava 21 minuti primi, quindi il tragitto in salita veniva percorso alla media di Km. 14,200 all'ora. I rimanenti 8 km. da Cardano (Grandola) a Porlezza venivano superati in 29 minuti primi, compreso il tempo di fermata nelle quattro stazioni situate fra le precedenti citate località, alla velocità media di km. 17 all'ora. Il lago Ceresio rispetto al lago di Como è a una quota maggiore di 75 metri; il primo a quota 199 s/m., il secondo a quota 274 s/m.; la ferrovia superava la sella o passo di Cardano a quota 377 s/m.

Il sistema ferroviario aveva una piattaforma di circa m. 4,00 sulla quale appoggiava la massicciata a sezione geometrica di trapezio isoscele con una altezza che si aggirava a 35 centimetri, il lato superiore lungo m, 2,50 il lato inferiore m. 3,00: Era costituita da ciottoli alluvionali dei diametro da 4 a 6 centimetri; a ogni lato della massicciata correva una banchina della larghezza di m. 0,50. La traversa in legno sano e di essenza forte, a sezione rettangolare (centimetri 20 alla base e centimetri 12 in altezza), figurava lunga m. 1,60, le speciali agli scambi, con misure maggiori. La rotaia del peso di circa 27 kg. al metro lineare, della lunghezza di 9 metri per campata, in acciaio della presunta durata di esercizio variante fra 60 - 70 anni, veniva fissata con attacco diretto ad ogni traversa con due cavigliere collocate lateralmente alla suola del ferro; ogni campata aveva 10 traverse a sorreggerla. La rotaia trafilata a sistema detto "Vignolle" dal nome dell'ideatore l'ing. Carlo Blancker Vignoles (1793 - 1875), irlandese; cioè con la base piatta a contatto con la traversa. La giunzione dalle rotaie era col metodo "concordante" ed eseguita con l'ausilio di due ganasce per giunzione, dette comunemente "stecche", una collocata nell'interno e l'altra all'esterno all'altezza del gambo del fungo, fissate con bulloni da collegamento; tale sistema veniva denominato Stevens dal nome dell'ideatore l'ing. Roberto Livingshin Stevens (1787 - 1856), cittadino statunitense.

La galleria di Cardano aveva una larghezza di circa m. 3,30 ed una altezza, dalla superficie di rotolamento della rotaia di circa m, 3,90. Dalle precedenti citate misura sono escluse le aree occupate dalle stazioni, dalle scarpate, dai percorsi in trincea e in rilevato. Le traversate a livello, comunemente dette "passaggio a livello" sulla strada provinciale a Menaggio - Porlezza in località Panzana, sulle strade comunali e di campagna, venivano messe in opera le contro-rotaie lunghe quanto la larghezza della traversata maggiorata alle estremità di m. 1,50 per parte; i caselli per la sorveglianza della linea e altri impianti fissi, erano costruiti con criteri antinfortunistiche previste dalla legge sulle opere pubbliche dei 20 marzo 1865 n. 2248 per la polizia, sicurezza e regolarità delle strade ferrate.

Ogni stazione aveva un impianto di sicurezza e segnalamento, per quest'ultimo funzionava il segnale a vista di protezione a disco costituito da una grande tabella circolare verniciata di rosso con un foro circolare situato sulla destra, chiuso da un vetro rosso, illuminato di notte, a tergo, da una lampada a petrolio. Il disco girato di taglio dava la via libera, di notte la lampada accesa rimaneva ferma così offriva alla vista la luce bianca per la via libera. Con il progresso tecnico furono sostituiti con semafori funzionanti a mano. Gli scambi venivano tutti manovrati a mano, singolarmente consisteva di una cassetta di manovra detta anche "macaco", di un tirante di manovra che collegava il telaio degli aghi, all'estremità opposta legato ad una leva detta di manovra. Una manovella a bandiera azionava la leva di manovra. Un contrappeso a forma cilindrica infilato sulla manovella lasciava lo spazio per l'impugnatura al fine di poter ruotare la manovella stessa per 180 gradi. In tale manovra di rotazione della manovella gli aghi si spostavano verso il contrago di sinistra, viceversa verso destra. Uno spinotto collegato alla cassetta di manovra con una catenella e infilato in un foro orizzontale dall'estremità della leva impediva la rotazione della manovella.

Sul displuvio dei Lario, per superare il torrente del valletto detto Fontanin, veniva costruito un ponte a tre arcate con volte in mattoni, spalle e pile in pietra. Veniva eretto il soprapasso sulla strada provinciale al km. 4,500 da Menaggio, in località Pallagna; sottopassi per carrarecce, tombini vari in muratura e fossi per scolo delle acque piovane, sia a monte sia a valle delle scarpate ai lati della strada ferrata. Ponti in ferro superavano i torrenti Cuccio per m. 24 e Rezzo per m. 10 di lunghezza. Costituivano due opere di siderurgia meccanica interessanti, composte singolarmente di due travi principali il trapezio con montanti e diagonali, parallele fra loro, semplicemente appoggiate sulle spalle, collegate con travi trasversali sulle quali poggiavano le longherine che a loro volta reggevano le traverse in legno. Ai lati esterni dei binari correva una lamiera per permettere il passaggio pedonale del personale di sorveglianza del ponte.

I ponti in ferro venivano ordinati nel mese di agosto 1883 alla ditta Bell Maschinenfabrik AG di Kriens, località alla periferia sud-ovest di Lucerna. Il contratto prevedeva la consegna in opera dei manufatti entro il 1 febbraio 1884.

I fabbricanti delle stazioni, escluse quelle di testa, venivano costruite con dimensioni modeste, a due piani varianti da 6 a 8 vani, compreso la biglietteria, il deposito di bagagli e di piccoli colli e l'alloggio dei capostazione. Sulla facciata, oltre al nome della località, l'indicazione scolpita nel marmo della posizione altimetrica rispetto al mare della stazione stessa. L'impianto ferroviario veniva sottoposto alla sorveglianza governativa sull'esercizio previsto dalla legge del 31 ottobre 1873 n. 1688 presentata dal Ministro Silvio Spaventa e dal Presidente del Consiglio dei Ministri Marco Minghetti ( 1818 - 1886).

Il primo dirigente della stazione di Menaggio fu Gerolamo Vegiazzi. La stazione di Menaggio non aveva spazio, correva stretta fra la strada Regina e il muro di sostegno dei giardino dell'Ospizio degli Olivi, per circa 140 metri in piano. Il binario di linea terminava ad una piattaforma girevole per manovra delle locomotive. Dalla stessa piattarfornia girevole partivano altri due binari, l'estremo a monte finiva tronco nella rimessa, il mediano si prolungava fino a raggiungere il fianco esterno della rimessa. Quattro scambi permettevano la manovra della locomotiva di spostarsi sui tre binari. Un modesto fabbricato appellato casello n° 1 sorgeva, verso il monte, di fronte alla piattaforma. Il piazzale si sviluppava ad una quota superiore media di m. 1,60 sul piano rotabile della provinciale Regina nel punto in cui la gradinata costruita in un vano rientrante, di 10 scalini, immetteva sulla banchina della stazione. Un modesto manufatto in ferro, un parapetto, per una lunghezza di circa 80 metri proteggeva il viaggiatore dal cadere dalla banchina sulla via sottostante. Fra il primo e secondo binario, verso sud, sorgeva un piccolo piano caricatore per permettere il carico sui vagoni delle merci pesanti, un raccordo con lieve pendenza lo univa alla strada "Regina".

I locali del Capo Stazione, la biglietteria con la sala d'aspetto, l'ufficio spedizioni merci trovava sede in via Tommaso Grossi nel piccolo fabbricato dell'Albergo Menaggio e questo fino alla fine del 1903. Il nuovo fabbricato della stazione eretto fra la riva dei lago e la via Regina, si presentava a forma della lettera V maiuscola a due piani e un seminterrato, con i lati, uno sportello alla via Regina e l'altro alla strada che porta all'imbarcadero, via T. Grossi. Il vertice, smussato, verso la ferrovia con un'ampia apertura permetteva l'accesso alla biglietteria e deposito bagagli. Sopra la porta la scritta "Stazione di Menaggio", al piano superiore in corrispondenza della porta principale, una finestra a bifora recante sull'architrave la sigla S.N.F (abbreviazione di Società di Navigazione e Ferrovie), inoltre trovava spazio l'alloggio del Capo Stazione al piano superiore, si accedeva con una scala situata sulla destra dei fabbricato.

Sul fronte della via per l'imbarcadero, fra il piano terra e il primo piano la scritta "Linea Menaggio-Lugano-Luino", altra scritta Ferrovia Menaggio-Porlezza" sul fronte della casa verso il lago in modo da leggersi da chi sbarcava dal piroscafo. Ancora una scritta "Società Navigazione e Ferrovie pel lago di Luino" sulla facciata rivolta a mezzogiorno, fra il primo e il secondo piano, da poter leggere da chi proveniva sulla strada Regina da Tremezzo. Il buffet della stazione all'estremità del fabbricato verso il lago. In totale disponeva di 24 vani. La costruzione veniva eseguita dalla ditta edile di Severino Tagliasacchi (1873 - 1953) di Menaggio sul terreno acquistato dagli Eredi di Caterina Pini, al prezzo di lire 24.000 con atto di compromesso datato 27 aprile 1903 riferito ai mappali 652 e 653.

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Il primo dirigente di stazione a Porlezza si chiamava Giuseppe Habennacher, il quale proveniva dalle ferrovie dei Gottardo; la moglie, Bertera Maddalena, di Porlezza gestiva il buffet e ristorante della stazione. Subentrava nel tempo, quale dirigente, il figlio Adolfo Habercker. L'organico del personale addetto alla ferrovia oscillava fin i 40 e i 45 uomini. Nel 1884 il dirigente principale percepiva uno stipendio di circa lire 2000, il macchinista lire 1200 e il riscaldatore (fuochista) lire 1090 annue. Sull'area occupata dalla stazione di Porlezza sorgevano quattro fabbricati così distinti: il primo, per viaggiatori con biglietteria, sala di attesa, l'ufficio del capo stazione con il telegrafo, il locale per la spedizione e il ritiro del bagaglio, i locali dei ristorante e nel lato opposto il locale per la dogana. Sulla facciata, al centro ad un metro di altezza dal piano del marciapiede, una piccola lastra in marmo bianco segnata. con una linea orizzontale la quota di m. 275,50 sul mare e fra il piano terra e il primo piano la scritta "Stazione di Porlezza". Al piano superiore l'alloggio per il dirigente principale. Il fabbricato nel totale contava 18 vani. Con il passare degli anni veniva aggiunta al fabbricato principale una tettoia metallica e pensile, la scritta "Stazione di Porlezza" veniva nascosta dei nuovo manufatto in ferro, quindi la leggenda riportata sulle due pareti estreme da leggere ai lati. Il secondo per ricovero locomotive, servizi igienici per donne e uomini. Il terzo, distanziato dai due predetti, per accogliere l'officina delle riparazioni al materiale rotabile e il locale degli, attrezzi per il controllo e la manutenzione della linea. Il quarto, sulla riva dei lago, quale deposito per il carbone, i lubrificanti e materiale di pulizia (strazze).

Una colonna idrica per rifornimento dell'acqua alle locomotive, verso l'estremità a lago una piattaforma girevole per le manovre delle locomotive, una cancellata con cancello chiudeva l'arco della stazione, sia verso il lago, sia verso la strada comunale che mette al monte Galbiga; i cancelli venivano aperti per dare il passaggio ai convogli i quali si spingevano fino al pontile. Fra il pontile e il cancello veniva a crearsi un'area pubblica denominata successivamente "Piazza Venti Settembre". Per le esigenze dei viaggiatori provenienti da Lugano con i piroscafi della Società di Navigazione sul lago di Lugano e diretti verso il lago di Como, veniva costruito un apposito imbarcadero prospiciente alla stazione ferroviaria.

Il complesso ferroviario di Porlezza occupava un sedime di circa 8090 metri quadri; sulla sinistra a pochi metri alle spalle dei fabbricati, scorre il torrente Rezzo. Le stazioni sono: Grandola, Benelario, Carlazzo, San Pietro di Sovera e Tavordo. I fabbricati delle stazioni vennero costruiti con dimensioni modeste, a due piani varianti da 6 a 8 vani, compreso la biglietteria, il deposito dei bagagli e di piccoli colli e l'alloggio del capostazione. Sulla facciata l'indicazione scolpita nel marmo della posizione altimetrica rispetto al mare della stazione stessa. Avevano un impianto di sicurezza e segnalamento. Per quest'ultimo funzionava il segnale a vista di protezione a disco costituito da una grande tabella circolare verniciata di rosso con un foro circolare situato sulla destra, chiuso da un vetro rosso, illuminato a notte, a tergo, da una lampada a petrolio. il disco girato di taglio dava il via libera, di notte la lampada accesa rimaneva ferma cosi’ offriva alla vista la luce bianca per il via libera, Con il progresso tecnico furono sostituiti con semafori ad ala funzionanti a mano.

L' esercizio

La ferrovia entrava in servizio pubblico mercoledì 5 novembre 1884 con uso di locomotive a vapore su un percorso della lunghezza di esercizio di circa 13 Km.; scartamento di m. 0,85. L'orario in vigore dal 26 febbraio 1885 indicava due corse, andata e ritorno, al giorno, come riportato:

Partenza da Porlezza 07,40 - Menaggio arrivo 08,38 - partenza 11,00 con arrivo a Porlezza alle 11,58, per ripartire alle 13,25 e giungere a Menaggio alle 14,33 - l'ultimo viaggio da Menaggio alle 14,50 con arrivo a Porlezza alle 15,48; tempo di percorrenza per ogni viaggio 58 minuti primi.

Successivamente le corse passavano a quattro, poi sei corse, andata e ritorno con una riduzione di tempo di otto minuti con l'osservanza delle seguenti periodicità:

Menaggio partenza 06,00 - 09,10 - 11,20 - 13,10 - 17,00 - 19,35
Porlezza arrivo 06,50 - 10,00 - 1110 - 16,00 - 17,50 - 20,25
Porlezza partenza 07,10 - 10,10 - 11,40 - 15,00 - 17,20 - 19,55
Menaggio arrivo 08,10 - 11,00 - 12,30 - 15,50 - 18,10 - 20,45

Il servizio di norma veniva svolto con soli treni viaggiatori e misti della composizione media di 49 tonnellate sulla Menaggio-Porlezza; la velocità massima era stabilita in 18 km/h prevista per una potenzialità rispettivamente di 8 e 10 coppie di treni nell'arco di 12 ore. All'inizio dell'esercizio completo (orario dei 26 febbraio 1885) circolavano due coppie di treni giornalieri che impiegavano in entrambi i sensi 58 minuti a percorrere il tronco Menaggio-Porlezza, compreso il tempo necessario per la manovra al regresso sopra Menaggio. Il costo del biglietto ferroviario Menaggio-Porlezza a datare dal 26 febbraio 1885 risultava in I classe lire 2,65, in II classe lire 1,45, andata e ritorno lire 4,25 e lire 2,30, nei festivi, ridotto da lire 3,70 a lire 2,00.

Il giorno 4 dicembre 1884, un giovedì, a 30 giorni dell'inizio del servizio regolare, la locomotiva del convoglio, partito alle ore 14.50 da Menaggio, usciva dai binari e si fermava sulla sinistra nella massicciata, verso il monte. evitando di precipitare a valle a pochi metri dalla galleria. Enorme spavento fra i viaggiatori i quali non subivano danni. Con un lavoro durato circa 3 ore la strada ferrata veniva rimessa in efficienza. Dopo le prove dei tempi di percorrenza del treno da Porlezza a Menaggio e viceversa, il presidente della Società Clemente ing. Maraini, nel mese di ottobre, in osservanza della convenzione stipulata il 17 dicembre 1882 rivolgeva domanda al Ministero dei Lavori Pubblici -- Ufficio Speciale delle Ferrovie, per essere chiamato a far parte delle conferenze o adunanze fra i diversi rappresentanti delle altre amministrazioni ferroviarie e di navigazione sui laghi allo scopo di studiare gli orari di coincidenza dei treni e delle corse dei piroscafi sui laghi: Verbano, Ceresio e Lario. L' orario del 1901 prevedeva 5 coppie di treni con tempi di percorrenza da 50 a 55 minuti sulla Menaggio-Porlezza in relazione al numero di fermate effettuate. Nel 1906, rimasto invariato il programma di questa linea, sull'altra circolavano 6 coppie di treni.

La Società di Navig. e Ferrov. pel lago di Lugano chiedeva alla Prefettura di Como in data 28 aprile 1903 l'occupazione trentennale di metri quadrati 1256,18 di spiaggia del lago di Como (mappale 654 confinante a levante al mappale 652) per erigere un fabbricato per stazione delle dimensioni di 200 metri quadri (mm 20 fronte via per l'imbarcadero e 10 metri fronte lago), La richiesta veniva ritirata dalla stessa Società il 7 luglio 1903. Progetto di esecuzione compilato da Antonio ing. Giussani (1867 - 1942) di Como con studio tecnico in Piazza Roma n. 7. Prefetto di Como Felice Segre. Il 28 ottobre 1903 la Direzione nella persona dei Direttore Battista Quattrini rivolgeva nuovamente domanda per avere in concessione l'uguale area demaniale di 1256,18 metri quadri e il permesso di costruire un terrazzo della superficie di 147 metri quadri, verso il lago, in confine all'estremità a levante dei fabbricato nuovo della stazione.

Veniva richiesto, inoltre, la concessione per la costruzione di un nuovo imbarcadero a lato dell'esistente in quanto lo stesso era richiesto in concessione dalla Società di Navigazione "Lariana". Il secondo imbarcadero largo m. 4,60, lungo m, 17,70 pari a metri quadrati 99,90 di superficie avrebbe permesso l'impianto di binari per facilitare il trasporto su carrello dei bagagli e dei piccoli colli fra la stazione e il natante a lago e viceversa. Un modesto scalo a lago. Altra domanda veniva presentata dalla Società il 7 gennaio 1905. La Direzione Generale del Demanio - Ministero delle Finanze, visti gli atti dell'istruttoria e in applicazione al Regolamento del Regio Decreto 1 dicembre 1895 n. 726, e il parere in data 30 settembre 1905 n. 3767 - 1425 del Consiglio di Stato, decretava la concessione di metri i quadrati 107,44 (anziché 99,90) di spiaggia demaniale del lago di Como, allo scopo di costruirvi un binario di servizio della ferrovia fra la stazione di Menaggio e il pontile di approdo dei piroscafi. La società fu tassata a pagare lire 13.00 ogni anno per la concessione trentennale. Il Decreto veniva emesso a Roma il 14 ottobre 1905 e apparve sul foglio degli Annunci Legali della Prefettura di Como del 8 dicembre 1905, pagina 283. Durante l'istruttoria venivano presentate, da parte di alcuni cittadini di Menaggio, opposizioni contro la domanda, ma con successivi accordi le opposizioni venivano ritirate.

Nella parte tecnica la Società di Navig. e Ferrov. pel lago di Lugano si avvaleva dell'opera dell'ing. Guglielmo Berra. Sindaco di Menaggio all'epoca: Temistocle Campioni. In data 16 dicembre 1905 il Prefetto di Como Pietro Ferri informava la Società della concessione della spiaggia e venivano invitati il Consigliere Delegato Giacomo Blankard e il Direttore Battista Quattrini fu Giuseppe a firmare il disciplinare della concessione e versare quale spese amministrative lire 78.00.

Nel 1905 o forse qualche anno dopo, su entrambe le linee della SNF sarebbe stata sperimentata un'automotrice a benzina: sembra che si trattasse di una Campagne con motore a scoppio da 18 kW, tipo di automotrice leggera che allora trovava impiego su qualche ferrovia locale francese e delle colonie, per servizio di viaggiatori e posta. Stando ancora alle voci, le prove fatte dalla SNF ebbero scarso successo, e di ciò non c'è da dubitare, cosicché il rotabile sarebbe stato smotorizzato e per qualche anno impiegato come carrozza; questa soluzione lascia assai perplessi perché non si ritiene possibile che insieme a vetture a carrelli dignitose e tecnicamente indovinate possa aver viaggiato una traballante carrozzetta concepita per circolare isolata, a meno che la presunta ex automotrice non sia stata adattata per particolari impieghi di servizio.

Nel 1910 oltre a diversi tipi di tariffe speciali e ridotte e festive, erano di particolare interesse i biglietti comprendenti il percorso ferroviario e lacuale Menaggio-Luino a 10.50 lire in prima classe e 5.75 lire in seconda classe, quelli per il solo tratto Menaggio-Luino a 6.50 e 2.85 lire.

Un violento nubifragio si scatenava, fra la sera del lunedì 21 agosto 1911 ed il martedì 22 al mattino, colpendo una vasta zona compresa dal Ticino sud orientale ed il centro alto lago di Como. Sottoposta a tale violenza della natura anche Porlezza. Le acque del torrente Rezzo in un brevissimo tempo aumentavano paurosamente di volume seminando al loro passaggio danni enormi. Colpiti in particolare modo la stazione ferroviaria, il fabbricato dell'officina che sorgeva a pochi metri dal letto del torrente veniva tagliato a metà, con crollo della copertura e di una parete, due locomotive ricoverate per riparazioni sommerse dalle acque e travolte. Il parco con i binari e scambi per le manovre coperto interamente da un ammasso di fango, messa fuori servizio la piattaforma girevole. Una terza locomotiva veniva trascinata, dalla violenza della corrente, nel lago come un fuscello. L'officina perdeva il motore a gas povero e una dinamo la quale serviva ad alimentare l'impianto elettrico di illuminazione della stazione, attrezzi di lavoro leggeri e pesanti. Fango e acqua nei locali a piano terra della stazione, distrutte le scorte di viveri del ristorante. Nessuna perdita umana fra il personale di stazione. La riva del lago parzialmente franata. In quei giorni si trovava in luogo il Cardinale Arcivescovo di Milano Carlo Andrea Ferrari (1850 - 1921) in visita pastorale. Intervenivano i genieri zappatori del III Reggimento Genio e militari della R. Guardia di Finanza a portare aiuto alla popolazione di Porlezza colpita da cosi grande calamità. Comandava il III Rgt. Genio il Colonnello Umberto Giustetti. Ad un mesi di distanza, fra il 21 e il 22 settembre, altro nubifragio di minore intensità, ma sufficiente a provocare altri danni alla ferrovia; le acque del torrente Cuccio superavano la massicciata asportandola dalla linea ferroviaria. I genieri ancora sul posto si prodigavano a riparare i danni. Il Regio Demanio, solo nel 1915 faceva eseguire opere di sistemazione dei corso inferiore del torrente Rezzo dall'impresa Giuseppe Galli. L'evento disastroso veniva ricordato sul giornale "La Breva" nel n. 7 del mese di luglio 1966, edito a Porlezza.

Nel 1911 a Menaggio, con una media giornaliera di 37 passaggi di piroscafi ai due imbarcaderi L.C. e P.F., sbarcavano e si imbarcavano sui natanti della Società di Navigazione a vapore "Lariana" 234.114 passeggeri, di questi un numero rilevante proveniva dalla Ferrovia Porlezza-Menaggio o si avviavano all'uso della stessa. Oltre ai viaggiatori, turisti e i cosiddetti pendolari, con carri del tipo pianale a sponde basse trasportavano legna da ardere a stanga e fascine di legna minuta per fornai, provenienti dai boschi dei monti della Val Menaggina, per essere trasferiti sulle "Gondole" o sui "Cumball" e a via acqua, finivano nel porto di Como. Nel 1914 il prezzo del biglietto da Menaggio a Lugano, treno più piroscafo, ammontava in I classe a lire 5,50, in II classe a lire 2,85.

Vivevano a Menaggio, con la ferrovia, portabagagli, scaricatori, il personali degli alberghi che si presentavano all'arrivo dei treni con palandrane munite di bottoni d'oro e il berretto a visiera sulla cui fascia spiccava la scritta del nome dell' albergo che rappresentavano, la venditrice di ricordi in costume lariano con la tradizionale "Spadina", spilli in argento fermati a raggiera fra i capelli con due grossi spilloni uniti all'estremità di pomoli in argento; infine militari della Regia Guardia di Finanza della Stazione Navale di Nobiallo per l'eventuale controllo d'istituto.

Durante il periodo della guerra 1915-1918 e antecedente per la mobilitazione, la Direzione della Ferrovia doveva osservare le disposizioni contenute nei testo unico approvato con Regio Decreto n. 1447 del 9 maggio 1912 firmato in Roma da Vittorio Emanuele III (1868 - 1947) pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno del 28 febbraio 1913 n. 49, per le ferrovie concesse all'industria privata sul trasporlo di truppe e materiale militare di qualunque genere predisponendo orari e norme per i trasporti in tempo di guerra, nonché in qualunque altro caso di necessità pubblica richiesta dall'autorità competente. Le Regie Poste Italiane per il servizio postale svolto sulle ferrovie Menaggio-Porlezza e Ponte Tresa-Luino, nel 1918 pagavano alla Società di Navig. e Ferrov. pel lago di Lugano la somma di lire 5.500 annue.

Il declino

L'andamento sociale nella Soc. di Navig. e Ferrov. pel lago di Lugano fioriva fino alla vigilia dei conflitto mondiale dei 1914, successivamente per il ridotto traffico, mancanza di turisti e aumento delle spese conseguente allo scarso ricavo, il 23 giugno 1918 il Consiglio di Amministrazione presieduto da Giacomo Bankart: e dal Vice Presidente Otto arch. Maraini, nipote di Clemente ing. Maraini, con i consiglieri Innocente Giannazzi, Carlo Pernach, Emilio Riva (1860 - 1919) già prefetto di Lugano, Silvio Valadini di Francesco, deliberava di dare al Direttore Battista Quattrini ampio mandato per trattare ed eventualmente concludere la vendita delle ferrovie Menaggio-Porlezza e Ponte Tresa-Luino. Venivano interpellate due società italiane: la Varesina per le Imprese Elettriche di Varese e la Idroelettrica Comacina di Como; quest'ultima declinava l'offerta. Con un compromesso datato 19 luglio 1918 (repertorio n. 1289 registrato a Milano il 22 luglio 1918 volume 2384), redatto dal notaio Luigi Foscarini con studio in Varese via Luigi Sacco n. 14 cedeva la linea ferroviaria alla Società Varesina per le Imprese Elettriche con sede a Varese, via Milano n. 7 tel. n. 58, il cui presidente figurava l'avv. Giacomo Falconi, residente in Genova. La gestione della ferrovia rimaneva a carico della Società di Navigazione e Ferrovie pel lago di Lugano fino al 31 agosto 1918. Il 27 luglio 1918 il giornale "Cronaca Prealpina" di Varese annunciava che la ferrovia Menaggio-Porlezza veniva acquistata dalla Società Varesina per le Imprese Elettriche dopo trattative protratte nel tempo.

La Società Varesina per le Imprese Elettriche in data 8 settembre 1918 chiedeva al ministero dei Lavori Pubblici la elettrificazione della Menaggio-Porlezza. La Società da promuovere di cui al compromesso dei 19 luglio 1918 veniva identificata il 6 giugno 1919 nella Società Anonima Prealpina di Trasporto cori sede a Varese in via Milano n. 7 con un capitale di lire 750.000. Presidente Ugo Vincenzo Comm. Mazza residente a Genova, rappresentante della Società il dott. Riccardo ing. Luzzati, atto repertoriato al n. 2145 fascicolo 982 del 6 giugno 1919 a Milano. La predetta Società Anonima veniva costituita in Milano il 21 marzo 1919 nella sede del consiglio della Società Ferrovia Nord Milano in Foro Bonaparte, il notaio Luigi dott. Foscarini redigeva l'atto di costituzione con rogito n. 865/1901 alla presenza di Emilio Lissona rappresentante della Società Varesina per le Imprese Elettriche di Varese; di Adolfo Sommanga per la Società Ferrovia Nord Milano; Adolfo rag. Comolli per la Banca Commerciale di Milano. Le predette Società partecipavano cori 2500 azioni ciascuna dei valore di lire 100, totale emesse 7500 azioni. Prevista la sua attività fino al 1975. Appariva la comunicazione sul Foglio degli Annunci Legali della provincia di Como in data 11 aprile 1919 e veniva iscritta al registro ditte della Cancelleria del Tribunale di Varese al n. 1198 in data 5 aprile 1919.

Il complesso ferroviario veniva ceduto in blocco, terreni, fabbricati, materiale rotabile, linea telegrafica e telefonica, impianti di illuminazione per lire 1.350.000. Per il fabbricato della stazione di Menaggio valutato a parte per lire 80.000. Si giunse così al compromesso del 19 luglio successivo, in esecuzione del quale la SNF cessò la gestione ferroviaria dal 31 agosto dello stesso 1918. Per la Menaggio-Porlezza sarebbe stata costituita una apposita società. Il compromesso del 19 luglio 1918 venne formalizzato nella convenzione suppletiva dei 30 dicembre 1920 approvata cori regio decreto n. 258 del 3 febbraio 1921 a parziale modifica di quella storica del 17 dicembre 1882 per la concessione della ferrovia Menaggio-Porlezza; la concessione della linea fu quindi trasferita, giusto l'atto 6 giugno 1919 a rogito notaio Luigi Foscarini di Varese, alla neocostituita Società Anonima Prealpina di Trasporto (SPT), anch'essa con sede in Varese e presieduta dal commendator Ugo Mazza di Genova, vice presidente della SVIE, società che insieme con le FNM e la Banca Commerciale di Milano sosteneva la SPT. La Prealpina assunse anche l'obbligo di elettrificare la linea (decreto luogotenenziale n. 303 dei 3 dicembre 19 19) in base al progetto del 3 settembre 19 18, con la previsione di un sussidio chilometrico annuo di 7.500 lire da concedersi dalla data di attivazione del nuovo sistema di trazione; ma l'elettrificazione della linea non sarebbe mai stata eseguita.

Nel bilancio della, Società figurava al 31 dicembre 1919 costo della linea lire 1,090,955,85 cent. , materiale mobile lire 71.500,00, mobili attrezzi, meccanismo in officina lire 46.409,00, Stazione di Menaggio lire 80.000,00. Fin dai primi anni venti la concorrenza dei trasporti automobilistici pubblici e privati, resa più incisiva per la spinta del richiamo turistico, unitamente alle aumentate spese d'esercizio determinò croniche perdite di gestione; tanto più che la Menaggio-Porlezza non beneficiava di alcun concorso finanziario dello Stato, né valsero a mitigare i risultati negativi dell'esercizio un'oculata amministrazione e l'adozione di misure eccezionali, come la drastica diminuzione del personale Tuttavia in quel tempo si riuscì a risanare la massicciata della linea, a sostituire molte traverse e ad eseguire lavori di straordinaria manutenzione al materiale rotabile, interventi che ovviamente dettero credito alle più vive speranze sulla conservazione della linea. Nel 1921 il prezzo del carbone subiva un sensibile aumento e si ripercuoteva nelle spese di trazione; aumentavano inoltre le spese di manutenzione della linea ed alle locomotive, in uso da 37 anni.

Nella gestione dell'anno 1923 il passivo aumentava a lire 127.987,38, segnava un vantaggio nel confronto dell'anno precedente il cui passivo aumentava a lire 234.395,61. Interveniva il Governo con una sovvenzione di lire 120,000 per gli anni 1922-1923 a norma del R.D. n. 40 del 29 gennaio 1922 pubblicato sola Gazzetta Ufficiale del Regno il 8 febbraio, nel n. 32 al titolo " Provvedimenti a favore delle aziende: esercenti servizi pubblici di trasporto" proposto da Ministero dei Lavori Pubblici. Nel 1927 il tragitto Menaggio-Porlezza costava in I classe lire 10,45, in II classe lire 5,25; andata e ritorno I classe e lire 16,70 in II classe lire 8,40. Uguale percorso Menaggio-Porlezza in autocorriere costava solo lire 5,00, in 40 minuti di tempo, 10 minuti inferiore rispetto al tempo impiegato dalla ferrovia. Nel 1927 la perdita di gestione, forti economie imposte dall' Azienda, diminuiva a lire 17.282,23. Il disavanzo nei successivi anni aumentava in conseguenza della diminuzione delle presenze dei viaggiatori e delle merci. L'Amministrazione dello Stato dopo le due sovvenzioni concesse, per gli anni 1923 - 1923 non concedeva altro finanziamento. Il passivo figurava come una emorragia di sangue che non si arrestava mai: nel 1931 ammontava a lire 94.815,21. Nell' assemblea, della Società Anonima dei 23 marzo 1932, risultava confermato presidente dott. Ugo Vincenzo comm. Mazza, direttore della ferrovia Valerio rag. Locatelli.

Nella riunione veniva già messo in evidenza le difficili condizioni in cui la Società si trovava per l'aumentata contrazione del traffico, in particolare quello del trasporto viaggiatori e bagagli, dovuto non solo alle gravi condizioni economiche generali ma anche alla concorrenza dei servizi automobilistici. Poiché però i passivi erano divenuti una vera e propria emorragia. il 23 marzo 1932 l'assemblea della ferrovia deliberò lo scioglimento della SPF; con atto notarile del successivo 9 aprile la società fu messa in liquidazione. La situazione peggiorò nel 1935 a causa dell' obbligo di impiegare la torba in luogo del carbone, conseguenza della politica autarchica dell'epoca, che provocò un aumento delle spese di trazione e un ulteriore scadimento del già antiquato servizio.

Successivamente le condizioni si aggravarono in relazione alla concessione di un'autolinea turistica per Lugano, affidata, ad un'impresa concorrente della ferrovia, che fu possibile istituire in seguito all'apertura dell'ultimo tratto della strada carrozzabile tra Albogasio e il confine svizzero. Proprio l'insostenibile concorrenza automobilistica determinatasi in seguito al completamento della strada per Lugano segnò la fine della ferrovia Menaggio-Porlezza.

Al 31 dicembre 1932 la situazione si presentava con I seguenti dati:

importo viaggiatori anno 1930 n. 133.616
anno 1931 n. 117.489
anno 1932 n. 97.975
percorrenza locomotive anno 1930 km 53.162
anno 1931 km 50.800
anno 1932 km 45.900
percorrenza vetture anno 1930 km 77.400
anno 1931 km 67.597
anno 1932 km 54.314
percorrenza carri merce anno 1930 km 62.925
anno 1931 km 59.253

Di tale stato veniva informato il Prefetto di Como, Mario Chiesa; il Preside della Provincia, Ferdinando Lanfranconi con una relazione nella quale in chiusura concludeva "senza un sussidio annuo e la diminuzione della concorrenza automobilistica la Società non potrà continuare".

La rotabile provinciale Porlezza-Confine alla valle degli "Orocchi" veniva aperta in tempi diversi, ad iniziare dal 1890 in osservanza della legge 23 luglio 1881 n. 333 che prevedeva un tracciato lungo km 8.440. Aperto il primo tratto, di km 2,620 da Porlezza a Cima, nel 1890; il secondo tratto di km. 3,060 da Cima a S. Mamete, nel 1914; il terzo tratto di km 1,310 da S. Mamete ad Albogasio nel 1915; per il quarto tratto da Albogasio alla valle degli 'Orocchi" km. 1,450, i lavori iniziavano il 22 agosto 1932 alla presenza del Prefetto di Como, Domenico Milani, con un preventivo di spesa di lire 1.452,00 e venivano inaugurati il 28 ottobre 1935, costo dell'opera lire 1.750.000, Direttore dei Lavori del quarto tratto Domenico ing. Gelpi (1879-1948) Capo Ufficio tecnico dell'Amministrazione Provinciale di Como.

Riguardo al materiale rimorchiato le statistiche dei 1933 dettero come presenti sulla Menaggio-Porlezza 15 carrozze a due assi e 8 a cartelli; evidentemente si incorse in un errore, sia perché, anche volendo considerare come carrozze i bagagliai, si poteva giungere al massimo a 10 carrozze a due assi, sia perché negli anni 1936 e 1938 vennero indicate 14 carrozze a carrelli. Analoga considerazione vale per i carri che, indicati nel 1930 in 2 aperti e 10 chiusi, negli anni successivi furono correttamente elencati in 10 aperti e 8 chiusi, quantitativo pressoché corrispondente ai 17 e 18 carri complessivi indicati rispettivamente negli anni 1922 e 1927.

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Un lieve incidente avveniva domenica 25 febbraio 1934 alle ore 16,15 alla stazione di Menaggio, un convoglio proveniente da Porlezza slittando sulle rotaie oltrepassava la piattaforma d'arresto, la locomotiva precipitava dal terrapieno sfondando un muro perimetrale dei negozio di antichità gestito dal sig. Teofilo Patroni penetrando nel locale stesso dove si apprestava. Viaggiatori e personale rimanevano illesi ad eccezione di una donna che riportava ferite leggere. I danni venivano, valutati a 50 mila lire. Il traffico veniva ripristinato dopo qualche ora. Il convoglio era composto da una vettura e due bagagliai con a bordo una quindicina di persone e trainato dalla locomotiva al nome "Giocondo Albertolli costruita a Esslingen, la guida il macchinista Emilio Ciccardini coadiuvato dal fuochista Mario Greco,

Ad aggravare la situazione economica subentrava il periodo dall'autarchia in atto in Italia dal 1935 in cui veniva fatto obbligo alla direzione della ferrovia a far uso della torba in sostituzione del carbone. Tale combustibile, nazionale rendeva più costosa, rispetto al carbone, la conduzione, delle locomotive. Con l'apertura dell'ultimo tratto della rotabile provinciale da Albogasio al confine con la Svizzera, la Società chiedeva al ministero delle Comunicazioni di avere in concessione, ad integrazione del servizio ferroviario in atto, il nuovo servizio di Turismo fra Lugano e Villa Carlotta, e quello di linea fra il confine e Menaggio. Il Circolo di Milano dipendente dal Ministero delle Comunicazioni, in data 12 febbraio 1936 informava la Società che tale servizio dei Turismo veniva affidato alla ditta Giacomo Gay di Azzano.

Interessanti opere d'arte venivano eseguite, come ponti e gallerie. Nell'anno 1935 venivano rettificati tratti di strada fra Menaggio e nella stessa Porlezza, e da quest'ultima località ad Albogasio. Importante la variante a sud dell'abitato di San Pietro Sovera; il nastro stradale veniva tutto asfaltato. Da provinciale veniva poi classificata strada statale n. 340 detta "Regina dei Lago di Como". Il passo italo - svizzero veniva aperto mercoledì 15 gennaio 1936 con regolare funzionamento della Regia Dogana, detto "valico di Oria" e rimaneva aperto al traffico sia pedonale, sia automobilistico dalle ore 06.00 alle ore 22.00, di ogni giorno, con chiusura notturna. Come il treno causava la fine della Società dell'Omnibus a cavallo con sede a Menaggio, la quale da remoto tempo gestiva il servizio passeggeri e postale da Menaggio a Porlezza e ritorno, un percorso veniva superato, in un'ora e mezza alle volte in due ore, cosi l'automobile, arrivata sulla strada un secolo dopo rispetto alla ferrovia procurava la fine del servizio dei treno, durato solo 55 anni. Il disavanzo sulla gestione dell'esercizio risultava nel 1936 di lire 68.659,29 Cent., nel 1937 di lire 76.97,7,92 Cent., nel 1938 di lire, 160.053,74 Cent. e nel 1939 di lire 232.706,12 Cent. Direttore dell'esercizio figuravo Carlo ing. Fortichiari.

Nel 1939 a seguito autorizzazione ministeriale cessava la sua attività. Con un laconico avviso apparso sul giornale "L'Ordine" di Como, in data 22 ottobre, annunciava "col novembre terminerà il servizio". Il giorno prima, 21 ottobre, il giornale "La Provincia di Como" comunicava che dal 1 novembre 1939 aveva termine il servizio ferroviario fra Menaggio-Porlezza divenuto trascurato in tutto nell'orario, nel l'esteriorità. nell'igiene e nelle energie". Aggiungeva "il servizio sarà sostituito con accurato servizio di corriere della Società Anonima Gay di Menaggio, le corse saranno aumentate e le tariffe mantenute nelle stesse misure di quelle praticate dalla ferrovia". Il commento di quell'epoca, "L'automobile e l'apertura della carrozzabile Menaggio-Lugano furono giustizieri. Eppure per tanti anni gettò in Italia tutto un mondo cosmopolita di turisti di ogni nazione ammiratori delle bellezze incomparabili dei nostri laghi alla cui linee era congiunta".

Alcuni impiegati della soppressa ferrovia, come Luigi Gobbi e Umberto Gemelli, già dirigenti di stazione, venivano assunti dalla Ferrovia Nord Milano, il primo in data 1 aprile 1940 come impiegato, cessava il 30 aprile 1963 per limiti di età, il secondo veniva assunto il 21 febbraio 1940 e dal 26 settembre dello stesso anno con la qualifica di Assuntore di stazione, decedeva il 26 aprile 1951. Altri come Costantino Galimberti dirigente, si trasferiva a Milano e dirigeva il laboratorio di pasticceria; Innocente Corti, aveva iniziato a lavorare da giovanissimo. posando le rotaie, diveniva capo squadra sovrintendente alla manutenzione della linea; Luigi Bugada raggiunti i limiti di età lavorativa venivano collocati in pensione prima che terminasse il servizio della ferrovia. Al terzo casello abitava Gaetano Rumi. Con il finire dell'anno 1941 il personale veniva tutto sistemato, venivano pure affittane le aree e i caselli e alcuni stabili a terze persone.

UNA INUTILE RINASCITA

Nel 1941 il liquidatore unico Mario Moro, eletto nell'assemblea del 9 aprile 1932, si intendeva vendere le rotaie come ferro pesante, il Ministero delle Comunicazioni non l'autorizzava. Il 6 giugno 1942, Carlo ing. Fortichiari, rassegnava le dimissioni dall'incarico di direttore dell'esercizio, lascia contemporaneamente l'incarico di liquidatore Mario dott. Moro, quest'ultimo veniva sostituito da Alessandro rag. Gorini, Consigliere Nazionale, a sua volta il 4 marzo 1946 lasciava l'incarico e subentrava Vittorio Lorenzo ing. Forzani.

Il fabbricato della stazione di Menaggio il 7 aprile 1943 veniva affittato alla Società Anonima Brevetti Veri Berkel. Il tribunale di Como con sentenza del 6 luglio 1943 nella procedura di subasta ed esproprio, promossa dalla Società Italiana per le strade ferrate del Mediterraneo con sede in Milano, con l'intervento del procuratore Giacomo avv. Croppi (1877-1945) di Como, con studio in via Armando Diaz al civico n. 20, contro la Società Prealpina di Trasporti con sede in Milano, in liquidazione e domicilio eletto presso lo studio di Giulio avv. Orlandoni (1893-1945) in Come, con studio in via Vittorio Emanuele n. 51, deliberava l'immobile della stazione di Menaggio al Consorzio Agrario Provinciale di Como, nella persona del suo presidente Agrippino rag. Porlezza (1901-1963) per il prezzo di lire 52.000.

La Società Italiana per le strade ferrate del mediterraneo risultava creditrice nei confronti della Società Anonima prealpina di Trasporti. Il fabbricato descritto in muratura a tre piani di cui uno seminterrato, complessivamente in vani 24 in parte adibiti ad alloggio e "buffet", con annesso terreno, al mappale 652. La consegna dei bene immobiliare avveniva il 13 novembre 1943. La parte del terreno libero, in data 8 novembre 1964 veniva dallo stesso Consorzio Agrario venduta alla Società Italiana per l'esercizio telefonico S.I.P. di Torino con rogito 9150 redatto dal notaio Pasquale Tabecchi di Torino. Il mappale 652 si frazionava in a - b, nella voltura la frazione segnata con la lettera li assumeva il numeri di mappale 1187 del nuovo catasto urbano. Verso il lago, in un ampio piazzale formato sull'arca demaniale, oggi si trova ripristinato il pontile di attracco del piroscafo e dell'aliscafo, il pontile per il servizio traghetto di automezzi della Gestione Governativa per la navigazione sul lago di Como e un piccolo prefabbricato per i servizi della navigazione.

Il bilancio della Società nel 1943 si chiudeva con attività in lire 99.612,90, la passività in lire 1.559.132, disavanzo lire 1.459.519,10. Dopo i giorni della liberazione si affacciò per il centro lago di Como l'importante problema, turistico e sociale al tempo stesso, della ripresa delle comunicazioni tra Menaggio e Porlezza e con Lugano, interrotte dalla guerra. Poiché i ridottissimi autoservizi non rappresentavano che un "tenue palliativo" alle reali necessità pubbliche, non appena si cominciò a parlare di ripresa e di ricostruzione iniziarono subito vivaci polemiche sulla convivenza di ripristinare la ferrovia Menaggio-Porlezza, della quale esistevano ancora gli impianti, o di costruire una linea filoviaria addirittura da Tremezzo a Lugano.

Intanto nel 1946 l'ingegner Vittorio Forzani riuscì a promuovere la revoca dello stato di liquidazione della SPT, la modifica della denominazione in Prealpina di Trasporti Società per Azioni, il trasferimento della sede da Varese a Menaggio, nonché un consistente aumento dei capitale sociale in relazione al proponimento di ripristinare la ferrovia. Giornali svizzeri, di Como e di Milano dibatterono la questione; una delegazione sostenuta dalla nuova Prealpina si recò a Roma a esporre il progetto di ricostruzione della ferrovia al autorevoli funzionari dei ministero dei Trasporti, i quali pur mostrando un certo scetticismo per il richiesto ripristino, promisero l'invio di un ispettore per i sopralluoghi del caso. Venne l'ispettore, osservò prese nota, e vedendo l'inconciliabilità delle tendenze, lasciò la decisione alle parti interessate.

Con atto dei 14 marzo 1946 n. 9717/4523 di repertorio, redatto dal notaio Luigi dott. Zanzi di Varese, nella sede del "Credito Varesino" in via Ugo Foscolo, revocava lo stato di liquidità della Soc. An. Prealpina di Trasporti; di trasferire la nuova sede da Varese, Via Milano n. 7 a Menaggio; l'aumento di capitale da lire 1.031.000 a lire due milioni; la sostituzione della denominazione con la nuova Prealpina di Trasporti Società per azione fino al 21 dicembre 2000. Presso il tribunale di Como veniva iscritta nella Cancellerie ditte al no 3199, il 21 settembre 1946. Permanenza a Varese 28 anni circa. Successivamente nell'assemblea svoltasi a Menaggio il 25 luglio 1946 veniva deliberato di aumentare il capitale da 2.000.000 di lire a 25.000.000 di lire con emissione di azioni da lire 100 cadauna. Il notaio Aldo dott. Stoppani di S. Fedele Intelvi con rogito repertoriato al no 3861 - 2899 riportava la variazione del capitale. La nuova Società negli anni 1946 - 1947 programmava il ripristino della ferrovia. Si opponevano a tale decisione certi ambienti ufficiali che vedevano volentieri, in sostituzione della ferrovia, l'impianto di una linea elettrica, sorretta da pali in legno, per servire il transito di un filobus sulla strada provinciale con inizio da Tremezzo, passaggio da Menaggio e Porlezza e fino ad Oria.

In una riunione che si svolgeva a Como, il 17 maggio 1947 con i rappresentanti della Società e tutte le autorità interessate al problema dei trasporti, compreso i rappresentanti di partiti politici locali, l'opposizione si attenuava per il capace e convincente intervento dei dott. Lorenzo Vittorio ing. Forzani (1892-1970), il quale dimostrava l'alto costo di un nuovo impianto rispetto al ripristino della ferrovia e fra l'altro l'inconveniente dell'aumento del carico dei traffico su una strada con tracciato infelice da Menaggio a Grandola e da Porlezza ad Oria, con la presenza di vetture del filobus, ciò che la ferrovia non avrebbe creato. Lo stesso Forzani veniva eletto presidente dei consiglio di amministrazione della Società nella seduta assembleare del 25 giugno 1947. Il 19 giugno 1947 i lavori di ricostruzione della ferrovia furono inaugurati ufficialmente con il primo colpo di piccone, vibrato dall'ingegner Forzani alla presenza di tutti i partiti politici: alla benedizione impartita dal prevosto di Grandola segui un rinfresco. Si assicurarono lavori a ritmo accelerato.

La galleria, detta di "Croce" lunga circa 90 metri, veniva allargata ed elevata riell'altezza per permettere il passaggio dei nuovi convogli con sagoma maggiore dei precedenti, il lavoro veniva eseguito nel 1948: invece la rimessa di Porlezza venne modificata alla necessità della trazione elettrica. L'avvocato Francesco Sampietro (1896-1963) di Menaggio veniva eletto sindaco della Società in data 3 maggio 1948. Un intenso lavoro si svolgeva nell'anno 1949 nel proseguire l'allestimento dei materiali, una prima motrice elettrica veniva trasferita a Porlezza nella rimessa opportunamente adattata per il nuovo tipo di materiale rotabile. Contemporaneamente presso le officine F.E.R.T della Società Ferrovie Elettriche Regionali e Tranviarie di Santuario di Vicoforte (Cuneo) continuava l'allestimento di altra motrice e vetture rimorchiabili.

Il dott. Lorenzo Vittorio ing. Forzani, nativo di Vicoforte, nel 1950 veniva confermato presidente. Nell'assemblea svolta il 22 maggio 1949 veniva deliberato di portare il capitale da 25.000.000 a 75.000.000 di lire, tale aumento veniva confermato nell'assemblea dei 27 maggio 1950. Dopo 4 anni dalla prima delibera, le azioni non venivano emesse per mancato collocamento. La società rimaneva con il capitale di lire 25.000.000. Un anno dopo la riunione di Menaggio, quando parevano riaccendersi le polemiche, esattamente il 25 maggio 1949, la "Provincia" segnalò l'imminente arrivo a Porlezza di elettromotrici e carrozze (testimoni assicurano che effettivamente giunse un'elettromotrice) mentre, si diceva ancora, continuava l'allestimento di rotabili presso le officine FERT di Vicoforte di Mondovì, paese natale dell'ingegner Forzani.

La FERT (Società Ferrovie Elettriche Regionali e Tranvie) era concessionaria della ferrovia a scartamento ridotto Mondovì-Villanuova-Cave di Rocchetta e della collegata tranvia elettrica Mondovì-Santuario di Vicoforte-San Michele, già della Società Anonima Tranvie di Mondovì: Sembra che la motrice giunta a Porlezza fosse una delle due che nel 1940 furono trasferite dalla cessata tranvia Varese-Angera a Mondovì.

A Menaggio in una saletta dell'albergo "Menaggio" si svolgeva una assemblea in data 20 giugno 1953, veniva relazionato il bilancio riferito al 31 dicembre 1952, nel quale si leggeva la voce di lire 37.676.739 destinate all'allestimento di impianti e opere di ricostruzione e per acquisti di materiali in sospeso lire 2.160.000. Componenti della Società risultavano, il doti. Lorenzo Vittorio ing. Forzani, il dott. Giuseppe Ferrazzini di Lugano, abitante in via Caccia n.1 delegato della Società di Navigazione del Lago di Lugano, il dott. Vincenzo Forzani (1924) figlio di Lorenzo Vittorio, la signora Rosetta Vignola (1918) tutti di Milano. Giuseppe Ferrazzini esponeva alcune considerazioni sull'importanza del rispetto della ferrovia legata ai trasporti pubblici con particolare riferimento alla situazione Svizzera e all'unità sostanziale delle regioni del lago di Como e del lago di Lugano attraversata dai confini fra due stati.

Contemporaneamente con atto notarile redatto dal notaio Martino Cranzella (1909) di Gravedona al n. 5806/3360 di repertorio, in data 20 giugno 1953, la Società con sede a Menaggio, nell'albergo "Menaggio" veniva trasferita in Milano in via S.Prospero n. 1 presso l'Amministrazione Pozzo. Il trasferimento veniva omologato dal Tribunale di Como il 9 luglio 1953. A Menaggio la Società rimaneva con la sede per circa 7 anni. Durante lo stesso anno del trasferimento a Milano, veniva compilato un progetto di riattivazione della ferrovia comprendente l'elettrificazione e la soppressione dei passaggi a livello sulle strade principali. Tale progetto veniva presentato in data 15 gennaio 1954 al Ministero dei Trasporti con richiesta di ottenere l'autorizzazione al ripristino della linea ferroviaria Menaggio - Porlezza.

Tale richiesta veniva avanzata in applicazione delle agevolazioni previste dalla legge del 2 agosto 1952 n. 122 1 al titolo 'Provvedimenti per l'esercizio e il potenziamento di ferrovie e di altre linee di trasporto in regime di concessione' pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica il 25 settembre 1952. La Società richiamava la concessione per la durata di 90 anni, scadenti il 6 gennaio 1973 rilasciata il 17 dicembre 1882 alla banca per la Svizzera Italiana di Lugano, ciò per confermare il diritto di continuare l'esercizio della ferrovia.

Per fornire l'energia elettrica necessaria alla elettrificazione della ferrovia, veniva progettato di utilizzare, con un impianto idroelettrico di modeste proporzioni, le acque del torrente Senagra. Nel 1954 fu presentato al ministero dei Trasporti un nuovo progetto di ricostruzione della Menaggio-Porlezza, da attuare con le agevolazioni previste dalla legge n. 1221 del 2 agosto 1952, ma nel frattempo, per esigenze diverse, si cominciarono a disarmare a più riprese tratti di linea e ponti in ferro. In attesa dell'approvazione dei progetto, la Società fra gli anni 1955-1956 aveva iniziato a rimuovere quanto non sarebbe servito alla ricostruzione della ferrovia. L'impresa edile di Giovanni Manzolini di Porlezza provvedeva a levare dalla sede stradale, in più riprese, le rotaie, le traversine ed altro materiale ferroso ausiliario al servizio. Iniziava dalla stazione di Menaggio sino alla stazione di Piano di Porlezza. La rimanente parte ad arrivare a Porlezza, compreso i due ponti in ferro, venivano successivamente rimossi da altra impresa.

Dopo ripetute richieste di sollecito avanzate dalla Società fra gli anni 1956 al 1959, per l'approvazione del progetto, la Società fra gli anni 1955 - 1956, per l'approvazione dei progetto, il Ministero dei Trasporti la informava nel 1960 di non ritenere opportuna la riattivazione della linea ferroviaria. I componenti del consiglio di amministrazione della Società rimanevano contrariati della decisione adottata dalle autorità di governo. Visto negato l'autorizzazione, la Società, per meglio curare i propri interessi, ancora una volta eseguiva un trasferimento di sede.

Il notaio Giovanni Smiderli, con studio in piazza Belgioioso n. 2 a Milano, con rogito datato 21 dicembre 1961, atto registrato al n. 253208/17186, rendeva noto al Tribunale di Milano che la Società per azione Prealpina di Trasporto con capitale versato di lire 25.000.000 e iscritta alla Cancelleria ditte al n. 88033 con sede in Milano in via Benedetto Marcello n. 2, trasferiva la sede sociale a Como presso lo studio del commercialista dott. Giovanni rag. Ferlosio (1922-1983) sito in via Vittorio Emanuele n. 7. A Milano la Società rimaneva con la sede per circa 8 anni.

Nello stesso atto veniva messo in evidenza la decisione di anticipare lo scioglimento e la messa in liquidazione della Società con la nomina del liquidatore unico nella persona dei dott. Giovanni rag. Ferlosio domiciliato a Como, con facoltà di vendere e di alienare a qualsiasi titolo i beni immobili, autorizzare volture catastali e altro occorrente agli atti conseguenti alla liquidazione. Il commercialista Giovanni Ferlosio sostituiva nella carica di amministratore unico il dott. Lorenzo Vittorio ing. Forzani già dimissionario.

Il predetto trasferimento di sede veniva omologato dal Tribunale di Como in data 8 gennaio 1962. Negli anni seguenti la Società subiva forti perdite; nel bilancio del 1962 lire 6.647.530, nel bilancio del 1963 lire 908.061 Per non trascinare avanti negli anni la cessazione dell'attività passiva della Società, nel 1964 il liquidatore provvedeva alla vendita degli immobili dopo lunghe ed estenuanti trattative con i compratori. Innumerevoli sopralluoghi venivano effettuati dal commercialista Giovanni Ferlosio ai beni messi in vendita. Tale vendite potevano avvenire dopo il versamento alla Tesoreria Provinciale dello Stato, Sezione di Come in via transattiva di lire 10.000.000.-; la stessa rilasciava una ricevuta in data 28 ottobre 1963 n. 3935. Con tale versamento lo Stato rinunciava ai diritti sugli immobili e impianti della ferrovia spettantegli ai sensi del T.U. del 9 maggio 1912 n. 1447 e la Società Prealpina Trasporti dichiarava di non pretendere allo Stato qualsiasi titolo o ragione in dipendenza della cessata concessione di esercizio della linea ferroviaria.

Nella compravendita interveniva il notaio Martino dottor Granzella con studio in Gravedona. Interessate, nella vendita degli immobili, le seguenti località: Porlezza - Lo scalo ferroviario veniva frazionato in due proprietà. I fabbricati segnati con i numeri di mappa 2213/B - 2368 - 2448 - 2449 - 2679 – 2680 riferito all'immobile della stazione, al ricovero locomotive, al deposito carbone e altri di modesta fattura a un solo piano, siti in Piazza..20 settembre, venduti a Giordano Radice con atto del 3 aprile 1964, registrato in Menaggio all'Ufficio Registro il 10 aprile 1964. Gli immobili segnati ai mappali 2213/A - 2447 - 2132/B - 2653, terreno annesso al fabbricato stazione e il capannone dell'officina, venduti ai fratelli Andrea e Giovanni Manzolini con atto dei 6 agosto 1964, registrato all'Ufficio del Registro di Menaggio il 21 agosto 1964.

Negli anni successivi il fabbricato della stazione al mappale 2213/B veniva per metà della sua lunghezza distrutto, la rimanente parte, esistente, veniva legata alla nuova costruzione dell'Alberto "Europa". Quest'ultimo nell'erezione copriva una porzione dello scalo verso il lago ove esisteva la piattaforma girevole. Il secondo fabbricato destinato al ricovero delle locomotive, al mappale 2448 veniva demolito. Proprietari dell'Albergo "Europa" fratelli Maioli. Il terzo fabbricato, l'officina, al mappale 2447 è ancora esistente e viene usato come arca coperta ad uso magazzino. Il quarto, situato in riva al lago, al mappale 2449, a suo tempo eretto quale deposito per carbone, veniva demolito per dare spazio alla riva dei lago, prolungata come area di comunicazione stradale e appellata Piazza Giacomo Matteotti in sostituzione del toponimo Piazza 20 Settembre. Il pontile veniva demolito.

Tavordo - Il fabbricato stazione segnato al mappale n. 28 a Isola Merloni. Carlazzo - Il fabbricato stazione segnato al mappale n. 3153 a Anna Rina Cadenazzi. Piano di Porlezza - Il fabbricato stazione con l'arca dello scalo al mappale n. 288 a Carlo Grassi. Quota sul livello del mare metri 292,49, iscrizione incisa su una piccola targa in marmo murata sulla facciata del fabbricato.

Bene Lario -il fabbricato stazione al mappale 165 a Giovanna Guaita Merloni. Grandola - il fabbricato stazione con annesso terreno al mappale n. 4015 e i caselli ai mappali n. 3966 - 4009 a Giovanna Guaita Merloni. Menaggio - I fabbricati segnati ai n. 658 - 725 - 775 di mappale eretti sull'area dello scalo e riferiti al deposito locomotive, rimessa, casello, compreso la piattaforma girevole, ai fratelli Giacomo e Teodoro Sancassano. Su detta area, dopo la demolizione dei fabbricati della stazione, in fregio alla strada appellata 4 novembre, in un primo tempo, sorgeva un distributore per carburanti, poi due fabbricati di civile abitazione a più piani con negozi al piano terra.

Sempre nel territorio dei Comune di Menaggio, il casello di Pasturo n. 2 con terreno annesso al mappale n. 744 a Ezio Maina; il casello n. 3 con terreno annesso, situato fra il primo e secondo tonante della strada provinciale in località Ponzana, segnato al mappale n. 728 a Pietro Rumi; il casello nei pressi al confine con il territorio del comune di Loveno, al mappale n. 742 a Roberto Bisconcini.

Gli atti per la compravendita venivano redatti a Gravedona il 12 settembre 1964 e successivamente registrati all'Ufficio Registro di Menaggio nel mese di novembre 1964. La sede stradale ferroviaria o piattaforma, libera dell'armamento venduta, con difficoltà, frazionata a privati il cui bene confinava con la ferrovia, in parte adattata per percorsi pedonali o alla ruota gommata come via di comunicazione. Il liquidatore commercialista Giovanni Ferlosio in data 29 novembre 1966 porgeva istanza al Tribunale di Como per la cancellazione dal registro ditte della Società per azione Prealpina di Trasporto. Tale decisione straordinaria derivava dalla delibera dell'assemblea riunitasi il 21 dicembre 1961 omologata in data 8 gennaio 1962, dal Tribunale di Como.

Il bilancio finale di liquidazione veniva depositato il 30 luglio 1966. Nessun socio proponeva reclamo nei termini di tre mesi dalla pubblicazione sul Foglio Annunci Legali della Provincia di Como del 2/5 agosto 1966 inserita al n. 2398. Nel bilancio presentato in data 25 luglio 1966 risultava un attivo di lire 5.000.000 e un passivo, capitale sociale di lire 25.000.000. Essendo andato perduto il capitale sociale di lire 25.000.000 nulla aspettava a ciascuna delle 250.000 azioni nominali di lire 100 cadauna. Figuravano sindaci: Silvio dott. Moroni, Aldo dott. De benedetti di Como, Egidio avv. Jacoianni di Como. Risultava iscritta alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato ed Agricoltura di Como ai n. 94155 dal 20 gennaio 1962 al 22 novembre 1966. L'attività svolta a Como durava 5 anni. Il sacrificio della Società con integrale perdita del patrimonio costituito dalla sede ferroviaria, non riusciva a portare alcun giovamento alla Val Menaggio già servita dalla ferrovia. In un primo tempo vedeva il materiale dei tutto inutilizzato poi disperso nel fuori uso. Un ingente patrimonio Nazionale che stante le direttive impartite sull'economia andava distrutto.

Aveva così fine il 30 luglio 1966 la storia di una ferrovia, unica del suo genere in Europa, che ha avuto vita per 55 anni, dal 1884, portando lustro alla valle di Menaggio e per 22 anni di una intensa attività sfortunata, alla ricerca di riavviare ciò che si fermava il 30 ottobre 1939.

Epilogo (a cura di Pietro Magni)

Così nel 1984 il Colonnello Bruno Porta concludeva la sua storia; ma che dire di oggi? Questa relazione si svolge nel 21° secolo e precisamente nell'agosto dei 2002; per motivi di viaggio partiremo dalla cittadina rivierasca di Porlezza. Il viaggio da Porlezza a Menaggio oggi è stato sostituito da corse automobilistiche della società Lariana "Società Pubblica Trasporti" e per gli utenti è contrassegnata come linea C12 ed è percorsa in 30 minuti.

Il giorno che visitai Porlezza andai all'incrocio fra la via Ceresio e la via Lungolago Matteoni qui arrivò il battellino storico "Milan" andando a sinistra in direzione lago vi è la via Lungolago Matteotti qui al civico n. 19 vi è l'albergo "Europa" dietro ad esso, sorgono la vecchia stazione di Porlezza e dei 8090 metri quadri di allora non c'è quasi piùniente, infatti è stato costruito, ne rimane ancora un pezzo di stazione in cui la sala d'attesa e alcuni uffici sono stati trasformati in un magazzino per l'albergo e le vecchie latrine, dietro a degli alberi è stato costruito un complesso edilizio con laboratorio, farmacia e delle abitazioni praticamente esiste poca testimonianza. al di là dei complesso edilizio ci dirigiamo per Menaggio e, superata la via Prati e dopo aver percorso circa 300 metri una casa al ridosso di un fiume ne ostruisce il passaggio dietro vi è il fiume vi è un agglomerato di case che ha sepolto la ferrovia; per rivedere la ferrovia bisogna tornare sulla via Ceresio verso Menaggio al 1o semaforo bisogna svoltare a destra qui, sulla via Osteno o strada Provinciale 14 PORLEZZA-SAN FEDELE INTELVI alla prima strada a sinistra inizia la "Via Ferrovia" e dopo aver percorso 450 metri sulla destra al civico n. 20 si trova la ex stazione di Tavordo; abitato dalla signora Isola Merloni oggi è abbandonata ma nonostante tutto si legge la quota altimetrica (280,87 slm).

La strada prosegue e dopo 550 metri si sblocca perché una fattoria ne ostruisce il passaggio: dietro si trova il vuoto sul fiume Cuccio (oggi in legno per piste ciclabili) e al di là del fiume tra il bocciodromo e la Polisportiva Ceresio inizia la via Prati qui al numero 41 del lato sinistro vi si trova la rinnovata stazione di "San Pietro Sovera" abitata dalle famiglie Bracchetti e Pianta e, nonostante ciò vi si trova ancora l'altitudine altimetro (300, s.l.m.) qui vi è ancora il tracciato fin quasi a lago anche se è in terra battuta e usata come pista ciclabile.

Purtroppo quasi al ridosso del lago di Piano hanno costruito alcuni centri commerciali e delle abitazioni ma per rivedere ancora il tracciato bisogna andare fino alla riva del lago dove un cartello indica l'inizio della pista ciclabile: da qui la linea passava dietro a due rustici di legno e al ridosso della via regina passando nel campeggio "Costa Azzurra" in via "al Lago" vi si trova l’ex stazione di Lago di Piano" sito fra il cimitero e alle spalle del campeggio "Ranocchio" oggi abitata dalla famiglia "Brassi-Rusconi" vi si legge l'altitudine (292.49).

Superato il campeggio "Ranocchio" il vecchio tracciato ferroviario comincia a salire e purtroppo, invaso dalla natura che si è ripresa la stia rivincita in questo tratto nascosto dalla vegetazione a malapena si vede il tracciato tra ponticelli e a mezzacosta è addirittura una trincea di roccia sopra un piccolo ponticello. Dopo circa 20 minuti di cammino la ferrovia sbuca in località Benelario, in una via detta Artigiani Industrie" e, seguendo questa strada dopo 300 metri, ad angolo fra la via Artigiani Industrie" e via "Cascine" vi si prova la stazione di Benelario-Grona, ubicata fra la ditta petrolifera “Mazzuccotelli” e una fabbrica per riparazioni barche, Al di là del parcheggio barche vi si trova la Strada Provinciale n. 9 dove al Km 1 sulla sinistra la ferrovia la percorreva parallela purtroppo in questo sedime ancora esistente è cresciuta rigogliosa grazie a dei contadini in cui ne hanno fatto un passaggio che si vede ancora il tracciato.

A questo punto il vecchio sellune sparisce nuovamente in mezzo alla vegetazione così per rivederlo dobbiamo prendere la via regina e svoltando a destra ci dirigiamo a destra fino a Grandola qui in qualche punto la ferrovia si dirigeva sulla sinistra e dopo 200 metri vi è la stazione di "Grandola ed Uniti" oggi ubicata in via "Como n. 3"; fino a qualche tempo fa era abbandonata, oggi di colore giallo e momentaneamente abitata Lazzeri e Solini. Un tempo adibito incrocio in quest' area (in cui vi si trova alcuni giardini e la villa Solari) vi è un piccolo casello.

A questo punto la ferrovia comincia a scendere e superata la strada che porta alle frazioni la linea rossa a lato della pizzeria-ristorante Sweet-Life dove qui è ubicato anche un casello e passava a lato della via Regina dal km 35+600 incomincia la discesa verso Menaggio nella Val Menaggio ma purtroppo in questo ex tracciato al disotto della strada ed è privata, cosi per puro caso su questo tratto fino alla galleria ho visto una piccola fattoria poi un fitto bosco fino alla galleria dove purtroppo il lato ovest è chiuso tramite un muro invece la parte est è ancora aperta qui si nota che la galleria è stata allargata a questo punto si scende dove sono ancora visibili ponti, trincee tracciato e perfino vi si trova ancora un ceppo di marmo che indica il 3o km, poco più avanti tra un bosco e l’altro il tracciato è stato trasformato in un selciato rosso per il passaggio di alcune vetture private.

Al km 2+200 la ex ferrovia passava tra due tornanti e qui vi si trova il casello n. 3 ubicato in via Cadorna n. 63 e abitato dalla famiglia Rumi Pietro scendendo a 100 metri più avanti sempre in mezzo al bosco al km 2+100 è ancora visibile il ponte detto "Fontanin" a questo punto il tracciato è scoperto fino quasi all'ex regresso per 900 metri dove nel corso del tempo al lato del tracciato vi hanno costruito dei complessi edilizi e se il cemento è avanzato il tracciato è pericoloso perché è pieno di buchi causando problemi nella circolazione così dopo 900 metri si arriva quasi al vecchio regresso ..... si quasi perché, nel corso del tempo il casello n. 2 ha coperto il braccio di Porlezza non solo ma è anche l'entrata di una abitazione di 8 famiglie ma fortuna che hanno costruito una ripida discesa che si congiunge col braccio di Menaggio.

Oggi il casello n. 2 è ubicato in via Pastura n. 2 e sono abitati dalle famiglie Moiana e Grandi; invece il regresso nell'anno 2001 è stato trasformato in un piccolo giardino e chiuso dal cancello con il numero civico n. 1 e a questo punto scendendo per Menaggio con la strada simile come quella prima di arrivare al casello 2 e, dopo 800 metri tra trincee e ponticelli si arriva quasi a Menaggio .... si quasi a Menaggio perché, tra l'ostello Youth Hostel (di cui ci sono 3 case) e il capolinea manca 200 metri di rampa perché nel corso del tempo è stata allargata la via Regina allora scendiamo con un passaggio pedonale di cui si arriva al capolinea.

Purtroppo l'area della stazione non esiste più niente perché, nella sua area sono stati costruiti una carrozzeria con annesso un benzinaio della ditta petrolifera ERG e dei negozi con annessi delle abitazioni invece la stazione che si trova al numero civico n. 89 nella parte tra la Regina e l'imbarcadero vi è un consorzio agrario della catena SUPERCAPPA e sul lato Como un complesso di antenne per la telefonia e per finire vi si legge a malapena sulla sua facciata le indicazioni FERROVIA-MENAGGIOPORLEZZA verso Como e LINEA-MENAGGIO-PORLEZZ4 -LUGANO sul lato della strada.

Caro lettore questo è ciò che ci ha lasciato il tempo sperando che se farai una buona nota e come nipote ti auguro di riflettere su ciò che i nostri nonni ci hanno lasciato e dove i figli stoltamente hanno distrutto..... tanto distrutto che per descriverti ciò ho dovuto coltivare molta pazienza rispetto e amore perciò appena chiudi questo, libro rifletti come il passato è stato generoso e come noi non gli siamo stati riconoscenti.

UN FOTOGRAAF AMATEUR


ARTICOLI TRATTI DAL GIORNALE “IL NUOVO LARIO” DAL 1884 AL 1888

12 aprile 1884

E la ferrovia ? Se non va alle calende greche non l'avremo certo alle calende di maggio. Oh si! Siamo indietro nei lavori con fatto il favore della stagione, che non fece perdere giornate per brutto tempo.

18 maggio 1884

Il tunnel sono cui passerà la vaporiera della ferrovia Menaggio-Porlezza, è tutto bell'e rivestito in modo da parere la galleria di un castello medioevale. A Porlezza, battezzate coi nomi illustri cittadini italiani, sono pronte le locomotive mentre fino a Tavordo si sono spinti i lavori d'adattamento delle rotaie. San Pietro che ha la principale via alla Cavargna ed opifici in paese, avrà la sua brava stazione. Quella di Grandola è già sorta.

1 giugno 1884

Attenti che non scada il termine! I possessori espropriati di stabili per la ferrovia Menaggio-Porlezza nei comuni di Tavordo e di Piano di Porlezza hanno, dal 20 passato maggio, giorni 50 per reclamare contro le indennità stabilite a loro favore. I possessori di stabili occupati nei territori di Porlezza, Grandola e Carlazzo hanno 30 giorni cominciati col 23 scorso per reclamare sulle rispettive indennità, che sono in deposito alla casa 'Esposti e Prestiti presso la Intendenza di Como.

13 luglio 1884

Ci si annuncia imminente apertura con servizio diretto dal Lago di Como al Lago Maggiore, impiegando 3 ore nel tragitto. Da Menaggio a Porlezza si impiegherebbe ore 1,20 e le corse d'andata col seguente orario: 6,30 -11, 10 ant. 2,40 pom. e di ritorno 8,30 ant, 12 merid, 2,45, 6,35 pom. vi saranno carrozze saloon elegantissime per la 1^ classe. Da Porlezza a Lugano i piroscafi toccheranno le seguenti stazioni: Cima, Osteno, San Mamete, Oria, Gandria, vedremo si et quid nobis prosit questa apertura delle ferrovie Menaggio-Porlezza e Ponte Tresa- Luino!

9 novembre 1884

La ferrovia Menaggio-Porlezza fa delle corse con orario provvisorio, e molti hanno voluto provare a fare una gita attraverso la valle, godendo del panorama che si svolge, nel ritorno sbucati dalla galleria. Le Società rurali per la navigazione hanno pubblicato il 9 corr. il nuovo orario che assicura sui tre rami dei lago un buon numero di corse senza alterazioni di tariffe.

12 dicembre 1884

Le Agenzie lariane di navigazione dei 12 corrente, furono autorizzate ad accettare merci per la linea ferroviaria Menaggio-Porlezza, sulla quale provvisoriamente è fissata la tassa di cent. 25 per quintale tanto piccola come a grande velocità. E' una scoppola dei carrettieri? Buoi, muli ed asini non fanno sciopero per mancanza di lavoro.